Il povero olandese tenta qualche manovra e poi desiste in preda alla disperazione. Sul suo volto leggi la convinzione che rimarrà sotto l’ospedale vecchio per il resto della vita sua, delle due ragazze che sono con lui e dei loro due splendidi cagnoni. Per di più non parlano neanche una parola di italiano e, nonostante cerchino aiuto, nessuno capisce un tubo di quello che dicono.
Alla fine alcuni residenti escono di casa, spostano e fanno spostare delle macchine, uno che parla un po’ di inglese (io) spiega all’autista-artista olandese come manovrare nel migliore dei modi e i poveri sventurati riescono a tornare indietro da dove sono venuti e uscire da quella incresciosa situazione, ringraziando me e maledicendo in olandese non so bene chi (ma posso immaginarlo).
Con un piccolo segnale posto all’imbocco di via Solferino (che chiedo dalla notte dei tempi) tutto questo si sarebbe evitato così come si eviterebbero episodi simili piuttosto frequenti. Però è stato divertente, fa parte del folklore di Veregra Street.
Luca Craia