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Vergogna Miccoli. Nelle intercettazioni: “Quel fango di Falcone”. Rapporti con la mafia in una città tradita

Creato il 23 giugno 2013 da Giuseino @seriesmag
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E’ stato un duro colpo non solo per il Palermo, ma per tutti quanti in quel piccolo uomo ci avevano creduto davvero.

Intercettazioni hanno rivelato relazioni di rilievo tra Fabrizio Miccoli, il “Romario del Salento”, e l’amico Mauro Lauricella, figlio del boss mafioso latitante Antonio Lauricella, il quale era considerato il re della Kalsa, un quartiere storico di Palermo, catturato poi nel settembre del 2011.

Miccoli è accusato di estorsione. A Mauro Lauricella, Miccoli avrebbe infatti commissionato di recuperare alcune somme di denaro. La Procura, tuttavia, lo accusa anche per accesso abusivo ad un sistema informatico, dopo che questi avrebbe convinto il gestore di un centro Tim di Palermo a fornirgli quattro schede telefoniche già intestate ad altri clienti. Di queste quattro, una sarebbe stata utilizzata proprio da Mauro Lauricella.

Le intercettazioni a partire dalle quali iniziano le indagini su Miccoli venivano fatte su Lauricella jr, seguito già da due anni dagli investigatori nella speranza che portasse al padre latitante.

Ma dalle intercettazioni non solo esce il legame con Fabrizio Miccoli, ma soprattutto le frasi ingiuriose con cui il calciatore, insieme all’amico Mauro, parla di un tale giudice Falcone, definendolo “fango“, quello stesso Giovanni Falcone cui lo stesso Miccoli dedicava i goal durante la partita del cuore: a Falcone e a Borsellino.

“Quel fango di Falcone”, cantavano in macchina Fabrizio e Mauro. “Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone”, dicevano nel dare appuntamento ad un altro amico. E tante altre intercettazioni sulla stessa riga, l’una più impressionante dell’altra.

Stando alle intercettazioni, nella rete di relazioni di Miccoli rientra anche Francesco Guttadauro, incensurato come Mauro Lauricella, nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro e figlio di Filippo, il messaggero dei pizzini con cui riuscivano a comunicare il boss latitante e l’ex padrino di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano.

La Procura della Federcalcio aprirà una inchiesta sul calciatore, chiedendo gli atti ai magistrati, per indagare sulla assurda vicenda giudiziaria e soprattutto sul contenuto choc delle intercettazioni rilevate.


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