- art. 1, comma 4: “Possono presentare candidature:
a) i componenti del Consiglio Comunale e gli Assessori;
b) gli Ordini professionali, limitatamente agli iscritti nei rispettivi Albi, e il Rettorato dell’Università di Verona;
c) le associazioni sindacali, professionali e di categoria aventi sede o delegazioni a Verona”.
La lettera b) e c) di fatto non si è mai verificata.
- art. 3, comma 1: “Qualora i componenti di nomina del Sindaco nelle aziende speciali, nelle istituzioni e negli organismi associativi risultino previsti in numero superiore a tre per cui è necessario assicurare la presenza di rappresentanti della minoranza, ai sensi dell’art. 63 dello Statuto comunale, tali rappresentanti devono essere scelti con le modalità previste dal presente provvedimento solamente tra i candidati proposti dai consiglieri comunali appartenenti ai gruppi consiliari della minoranza”.
La proposta di regolamento dovrà prevedere:
- una commissione di esperti indipendenti che valuti la conoscenza e le competenze dei candidati;
- un colloquio pubblico per i candidati, così come avviene negli Stati Uniti, per dare loro la possibilità di presentazione ed alla commissione di conoscere le potenzialità dei candidati. Il colloquio pubblico serve inoltre a scoraggiare la presentazione di candidature da parte di coloro che non posseggono i requisiti di conoscenza e competenza necessari per lo svolgimento dell’incarico;
- il processo di selezione dei candidati deve essere trasparente con la pubblicazione dei curriculum vitae e delle valutazioni della commissione di esperti.
Il Partito Democratico in occasione delle ultime nomine ha cercato di realizzare un sistema per le nomine che prevedeva la presentazione della candidatura e la trasparenza dei curriculum vitae. Un primo passo che è stato offuscato dalla nomina di una commissione per la valutazione delle candidature formata interamente da esponenti politici e non da esperti. Anche in questo caso ha prevalso l’appartenenza politica ad un partito o meglio l’appartenenza ad una corrente.
Il Partito Democratico dovrebbe domandarsi a cosa è servita la nomina di propri rappresentanti? Quali benefici la città ha ricevuto da tali nomine? Non sarebbe stato meglio non proporre alcuna candidatura?
Partecipando alle nomine, anche se indirettamente, il Pd ha accettato di fatto un sistema di selezione clientelare e di basso profilo aggravato dalle scelte del sindaco Tosi, accontentandosi delle briciole e non incidendo per nulla sulla gestione e sulla trasparenza delle società partecipate.
L’esempio eclatante è rappresentato dalla candidatura Zaninelli a direttore di Atv. Il processo di selezione di Atv è finalizzato alla scelta di Zaninelli non considerando le conoscenze ed il fatto che lo stesso Zaninelli è indagato dalla magistratura. Con queste regole tutte Tosiniane non si può scendere a patti ed a compromessi perché ne va della credibilità del PD.
Se non cambiano le regole (processo di selezione e valutazione serio e responsabile) occorre rimanere fuori dalle nomine e non sporcarsi le mani entrando in un sistema che non consente di progettare ed avviare un cambiamento radicale nella gestione della cosa pubblica.
Sono soddisfatto perché oggi, all’indomani delle inchieste giudiziarie veronesi, tutti parlano di trasparenza (non vorrei che fosse una moda). Occorre ricordare l'esperienza di Entitrasparenti che ha alimentato un dibattito positivo nel PD. La trasparenza è importante nell’economia, nel sistema dei partiti e nelle PA non praticarla significa tradire i cittadini, non affrontare in modo produttivo la crisi dei rapporti tra i cittadini e le istituzioni ed il sistema politico e dare copertura a tutti coloro che navigano nell’opacità per interessi personali che non possono essere messi a nudo e di cui Verona sta pagando un prezzo troppo alto.