Sono pochi i giorni che ci separano dalla Pasqua, festa religiosa, che ci ricorda la resurrezione di Cristo. Festa di primavera, di risveglio della natura, di rinnovamento e di richiamo alla vita e all’amore. Consuetudine di una strage per milioni di piccole e candide creature, che sono come bambini. I camion sono arrivati nelle campagne ed hanno caricato agnellini e capretti strappandoli ai loro primissimi giochi fatti di quella gioia contagiosa che pervade una nuova vita, di corse vertiginose e di ritorni obbedienti, al richiamo delle madri, per l’ora tenerissima della poppata. All’ innocenza e alla timidezza dei loro sguardi.
Sui camion la paura, la trepidazione e lo sgomento hanno predato la luminosità dei loro occhi. Il viaggio più o meno lungo è andato verso un’unica destinazione: il macello. Quel luogo, nascosto al nostro sguardo, dove gli animali vengono preparati per la macellazione. Quel luogo dove le loro urla rimangono il rumore di fondo allo scorrere del loro sangue.
Per tre giorni le madri li hanno cercati incredule, correndo come impazzite da una parte all’altra, chiamandoli con belati strazianti finché, svuotate dal dolore, sono tornate alla loro vita senza gioia. Senza speranza.
Eppure amiamo gli animali. Le nostre case ne sono piene. Li coccoliamo, li curiamo, li piangiamo quando muoiono. Nelle varie culture, però, i soggetti non umani sono ancora divisi per categorie. Quelli da amare e da rispettare abitano le nostre case. Tutti gli altri, anch’essi di pura innocenza, vivono gli orrori e il martirio degli allevamenti intensivi, dei viaggi della morte e dei mattatoi mentre noi, per non sentire l’angoscia straziante del dolore del mondo, ci siamo adattati al nostro piccolo ego incapaci di interrogarci e di affrontare le grandi domande che attanagliano la nostra anima.
Ci sono sempre più leggi contro il maltrattamento degli animali ma per gli agnellini e i capretti, così come per tutte le altre creature che destiniamo alla nostra tavola, esistono solo le torture del più insensato, disumano ed estremo maltrattamento dettato in modo asettico e devastante dalla nostra sete di onnipotenza: l’annullamento totale della loro dignità e del loro diritto alla vita quali esseri senzienti.
Finché saremo disinformati, male informati o non vorremo sapere, non potremo capire la realtà della produzione della carne né, quindi, superare i baluardi del “carnismo”: il sistema di credenze che ci condiziona a mangiare alcuni animali rendendoci schiavi di un’ideologia dominante e consolidata. Un ‘ideologia organizzata sulla violenza. Sulla violenza psicologica e fisica inflitta a miliardi di animali.
“Verrà un giorno in cui l’uccisione di un animale verrà considerata al pari dell’uccisione di un uomo” .
Molti di noi hanno scelto di vivere il futuro nella costruzione di una vera umanità.
Graziella Crescentini Gori - Responsabile LAV Perugia