L’associazione chiede maggior rigorismo per quanto riguarda la concessione del brevetto, i controlli medici periodici, l’età minima, modifica di specifici parametri di sorveglianza. “Capita anche di trovare che alcuni neopatentati arrivino in spiaggia e hanno paura delle onde e non sanno nuotare, un decadimento della preparazione media degli assistenti bagnanti neobrevettati “, denuncia il presidente Ceragioli. Sarebbe opportuno deferire la competenza di esaminare gli aspiranti bagnini a enti terzi. “L’esame deve tornare ad essere compito della Capitaneria di Porto di un ente terzo. Oggi alla Capitaneria è rimasto solo l’esame di voga”, specificano i “rivoltosi”.
Altro tasto dolente è rappresentato dal rinnovo del brevetto, che avviene pagando un semplice bollettino postale e presentando un certificato medico di sanità e integrità fisica. Sistema evidentemente cui si potrebbe porre rimedio con controlli medici annuali e obbligatori e un aggiornamento sulle procedure di primo soccorso e rianimazione. “Oggi succede che un bagnino che ha preso il brevetto nel 2000, nel 2010 lo rinnova senza aver mai fatto un aggiornamento, a meno che l’associazione dei balneari non l’abbia mandato a fare almeno il brevetto del defibrillatore”.
Ma le critiche non si fermano qui annoverando anche la discutibile scelta di porre l’età minima a 16, quando un soggetto non si ritiene cosciente per guidare un auto ma capace di sorvegliare 10, 50, 120 persone nel weekend.
Non meno rilevanti il malcontento dei bagnini legato alla metratura di spiaggia da controllare. “A Viareggio – continuano – ci deve essere un bagnino ogni 80 metri. Nelle altre capitanerie è normato uno ogni 75 o 80 metri, in Emilia Romagna addirittura a discrezione, spesso ce n’è uno ogni 300. Ma se il campo visivo di una persona è 40-50 metri, questo vuol dire che se ci sono tante persone in acqua si creano inevitabilmente degli angoli morti. Noi chiediamo la riduzione dell’area di sorveglianza a 50 metri o ridotta ai confini del singolo stabilimento balneare“.
Sulle spiagge libere addirittura la vigilanza è ridotta all’osso. “Sulla Lecciona i nostri dubbi persistono perché i mezzi che hanno non sono adeguati al compito. Siamo lieti che abbiano assicurato 6 bagnini divisi in 3 postazioni, ma si parla pur sempre di 2400 metri di spiaggia e anche i mezzi a loro disposizione sono obsoleti. Si potrebbe fare meglio se ci fossero dei cartelli in più lingue che segnalano di fare attenzione perché non c’è ovunque la sorveglianza, per sensibilizzare i bagnanti ad essere più responsabili”.
Sull’argomento non tace nemmeno la Cgil provinciale che da tempo denuncia: in Versilia i bagnini si pagano spesso al nero e il “contratto formale serve nella migliore delle ipotesi per ottenere i requisiti per la disoccupazione”. Non si rispetta il giorno di riposo e si lavora per 10 ore al giorno. I bagnini, pur di lavorare anche l’ anno successivo, accettano ogni condizione in un clima di omertà che lentamente sembra iniziare a spezzarsi.