Verso il mondiale: italia, la grande bruttezza. azzurri umiliati dalla spagna

Creato il 06 marzo 2014 da Carloca
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Spagna - Italia di ieri sera va ad arricchire la già abbondante collezione di "amichevoli horror" che, praticamente da sempre e con poche eccezioni, caratterizzano le vigilie mondiali azzurre. Dal test match con la Jugoslavia a Roma prima di Argentina '78, uno 0 a 0 con "generose" dosi di fischi per i nostri, alla resa parigina con la Francia di Platini nel febbraio '82, quattro mesi prima della gloriosa avventura spagnola; dal ko napoletano contro gli stessi francesi nel febbraio '94, in una serata all'insegna del non gioco nostrano, a quello in Repubblica Ceca nel maggio 2002, presagio nefasto dell'amara esperienza nippo - coreana. Seguo la Nazionale da quasi trent'anni, e oramai ci ho fatto il callo, a queste dimostrazioni di... impotenza pre iridata dei nostri baldi rappresentanti. Però non mi rassegno: otto anni fa, giusto di questi tempi, lo scintillante 4 a 1 rifilato alla Germania in quel di Firenze dimostrò che è possibile, nel bel mezzo della stagione di club, interpretare una gara senza punti in palio col piglio giusto, perché le fondamenta di una buona Coppa del Mondo vanno gettate con largo anticipo e anche perché "vincere aiuta a vincere", mentre questa pallida Italia non fa bottino pieno da sei mesi e cinque partite, non proprio il massimo per approcciarsi a Brasile 2014. ITALIETTA - Ecco, magari non si pretendeva una vittoria azzurra al Vicente Calderon, ma qualcosa di più del vuoto pneumatico messo in mostra sì. L'ultimo confronto vero con la Spagna, quello della Confederations Cup nel giugno scorso, aveva dimostrato che le distanze fra le due rappresentative si erano un tantino accorciate. La sfida di poche ore fa non poteva fornire altri ragguagli in tal senso, soprattutto perché Prandelli l'ha affrontata con una formazione che, sicuramente, non sarà quella titolare destinata a esordire al Mundial (e meno male). Ciò non toglie che il complesso messo in campo avesse il dovere tecnico e morale di dare di più. I novanta minuti di Madrid hanno mostrato al mondo intero un'Italia piccola piccola: costantemente in sofferenza di fronte alle folate offensive iberiche, incapace di sfoderare manovre e palleggio efficaci a centrocampo, evanescente o quasi in attacco, a parte un paio di soluzioni estemporanee dovute all'estro dei singoli: il palo di Cerci in apertura al culmine di un'azione personale del torinista, e il bel sinistro alto di poco di Osvaldo su splendido assist di tacco di Marchisio. Poi il nulla, fino a un tentativo di Immobile a una manciata di minuti dal termine. Nel mezzo, tanta Spagna, una Spagna che ci ha inflitto una lezione per certi versi anche più umiliante di quella di Kiev 2012: perché ha disposto del nostro undici in scioltezza, quasi in souplesse, e avrebbe potuto ottenere un altro largo punteggio se non avesse sprecato l'impossibile in fase conclusiva: clamorosi soprattutto gli errori di Fabregas e David Silva, per il resto Buffon ci ha messo tre pezze provvidenziali ma ha anche "ciccato" l'intervento sulla botta decisiva di Pedro. PALETTA E POCO ALTRO - E' parso un confronto fra una big e una rappresentativa di calibro medio - basso, e ciò è inaccettabile, anche per una sfida amichevole. Impotenza e vacuità tattica: non una trama degna di tal nome; imprecisione a go go in ogni fase del gioco, con errori di misura nei passaggi quasi da bassa Serie A, tanto che persino il subentrante Pirlo si è ben presto intristito in un contesto tecnico desolante; spinta sulle fasce inesistente. Un pianto, nel quale è fin troppo facile individuare i pochi da salvare: diciamo in primis Paletta, che ha fatto il difensore vecchio stampo, bravo a francobollare, spietato nell'anticipo, il che però non ha impedito alla nostra retroguardia di ballare costantemente (d'accordo, zero protezione da parte del centrocampo) e di incassare un gol risultato alla fine decisivo. Di certo, con l'italo - argentino, si è scoperto un buon ricambio per un reparto i cui titolari, Barzagli, Bonucci e Chiellini, se in forma e ben sostenuti dal collettivo garantiscono comunque già adeguata copertura. Meritevole di segnalazione anche il buon rientro di De Sciglio, attento dietro e determinato nel tentare di appoggiare una manovra offensiva quasi inesistente (ma non certo per colpa sua); e infine, come detto, qualche buona accelerazione di Cerci, che ha brillato solo a sprazzi ma che è uno che sa saltare l'uomo, merce sempre più rara, ahimé, nel nostro calcio. FISICAMENTE A TERRA, PERCHE'? - Non basta, non può bastare, per quello che era l'ultimo test prima delle convocazioni per il Mondiale brasiliano. "Il divario fra le due squadre è stato soprattutto fisico, in questo momento loro stanno meglio", ha più o meno detto Prandelli a caldo. Ma ha senso, tutto questo? Ha senso che i giocatori di due Paesi calcisticamente avanzati, nel momento clou delle rispettive stagioni agonistiche di club, si trovino in condizioni atletiche così lontane fra di loro? No, e del resto appena dodici mesi fa eravamo qui a glorificare un'altra amichevole dei nostri, di segno totalmente opposto, quel 2 a 2 col Brasile conquistato da un Club Italia fisicamente pimpante e voglioso di far gioco, al punto da averci fatto credere che avesse imboccato la strada della definitiva maturazione.
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TEST UTILE - Non mi si venga a dire, però, che quella con la Spagna è stata un'amichevole "inutile e forse dannosa", come si poteva leggere ieri sul sito - blog del glorioso Guerin Sportivo. Prima di un Mondiale (o di un Europeo) ogni amichevole è fondamentale, perché aggiunge sempre qualcosa, anche quando sembra aver solo tolto: quest'ultima ha di certo fatto venir meno qualche incrollabile certezza del nostro gruppo, perché perdere e subire una lezione di gioco così pesante non fa bene all'autostima;  il discorso ritorna, ancora una volta, a quel trionfale Italia - Germania del 2006 e all'importanza che ebbe (assieme alla precedente vittoria in terra olandese) per far crescere personalità internazionale e voglia di ben figurare del gruppo lippiano. Ma, mettiamola così, è meglio avere consapevolezza dei propri limiti e cercare di correggerli piuttosto che andare avanti con false certezze che del resto, nei quasi due anni post Europeo, si sono spesso scontrate con la dura realtà dei fatti.FLORENZI, INSIGNE E VERRATTI, ALTRO CHE THIAGO MOTTA... - E cosa ha aggiunto invece, Spagna - Italia, al bagaglio di esperienze azzurre? In primis la solare evidenza che senza De Rossi, Pirlo e Balotelli (ma aggiungiamoci anche il Bonucci spesso autoritario in rappresentativa) questa squadra perde una larghissima percentuale delle proprie potenzialità; in seconda battuta, la constatazione di quanto sia doveroso discutere sull'effettiva utilità, per la Nazionale, della presenza in campo di Thiago Motta, il cui contributo è quasi sempre impalpabile. Rimane anche l'amarezza nell'osservare una prudenza sempre più marcata, da parte di Prandelli, nel ricorso ai giovani.
"Spazio alla linea verde" era stata la filosofia del primo biennio del cittì, mentre ora che sarebbe il momento di alzare il tiro dello svecchiamento, di puntare ancor più la prua verso l'avvenire, di sfidare un calcio italiano sempre più rivolto agli stranieri e ai "grandi vecchi", ecco che Destro e Immobile vengono gettati nella mischia quando ormai raddrizzare la partita era pura utopia, Verratti e Insigne rimangono malinconicamente ai margini, Florenzi (fra i migliori centrocampisti della Serie A) non figura nemmeno nella lista dei convocati. E' una Nazionale che, dopo gli slanci del periodo 2010-2012, sembra essersi convertita al piccolo cabotaggio, ho scritto spesso nei mesi scorsi, e lo dimostra anche questo atteggiamento oltremodo sparagnino, il puntare su soldatini senza lampi come Thiago Motta o su esperti oriundi come Paletta, mostrando nei confronti dei suddetti ragazzini terribili la poca pazienza che viene spesso (e giustamente) rimproverata ai tecnici dl club. 

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