Verso il presidenzialismo

Creato il 22 aprile 2013 da Webnewsman @lenews1

L’incapacità dei partiti politici nel trovare un nome condiviso per la Presidenza della Repubblica ha ingigantito il vulnus di questi ultimi due mesi. Il periodo decorrente dalle risultanze elettorali, l’impossibilità da parte del Pd nel trovare una condizione di operatività con il M5s e la inevitabile lontananza, soprattutto etica, dal Pdl.

Il Movimento di Grillo aveva proposto una lista di nomi sui quali hanno votato circa 50.000 persone, niente di più del numero degli abitanti di una piccola cittadina italiana  capoluogo di provincia, salvo poi verificare la rinuncia preventiva e motivata di Gino Strada e di Milena Gabanelli.

La politica di professione che siede in Parlamento e rappresenta i cittadini italiani ha fatto di peggio.

Nessuna condivisione sui nomi ed una frattura all’interno del Pd. Renziani e Bersaniani contrapposti con l’ipotesi assolutamente non trascurabile di una scissione all’indomani della implosione.
Il futuro del partito, o dei soggetti politici che ne scaturiranno dalle ceneri, segnano nomi nuovi, tra tutti il Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca.

Per quanto concerne Giorgio Napolitano, il ri – eletto Capo dello Stato entrerà nella storia italiana come il primo Presidente a cui sono stati affidati due mandati consecutivi.

Quale significato ha questa nuova investitura?. Ne individuo uno immediato ed un secondo più velato e calato in un programma istituzionale in fieri.

L’incapacità dei soggetti politici ad eleggere un profilo di alta statura era ed è palese, si è detto.

I problemi del Paese, tuttavia, sono altri, più urgenti e gravi: la crisi sociale, la povertà, la pressione fiscale e la disoccupazione. Ho riassunto, per chiarezza e per evitare isterismi causati da un elenco necessariamente più nutrito che offende la dignità nazionale.

E vi è, poi, la credibilità celebrata all’estero, davanti ai Capi di Stato ed ai media, già claudicante e fortemente compromessa da un ventennio imbarazzante.

Si badi che la crisi sta delineando uno scenario tutto italiano poiché i nostri principali partner europei, e non solo, cominciano a dare da un po’ di tempo segni tangibili di ripresa. L’Italia è un paese immobile, appesantito dall’eccessiva burocratizzazione e dalla mancanza di idee e di menti dal respiro lungo e dallo sguardo rivolto al futuro.

Oggi Giorgio Napolitano ha 87 anni, a fine mandato ne avrà 94. Un precedente unico, o quasi, nel mondo.

Sullo sfondo, accennavo ad un nuovo percorso istituzionale.

I partiti mostrano oggi una incapacità agonizzante più da studio della patologia che da analisi politica.

La crisi dell’Italia mostra numeri impietosi e preoccupanti per cui sarà necessario garantire coesione ed unità ma soprattutto la capacità di decidere convogliando maggiori poteri e funzioni in capo alla Presidenza della Repubblica. E non è un caso che Giorgio Napolitano abbia posto come condicio sine qua non per la rielezione la possibilità di costruire un governo di ampie intese.

La strada verso il presidenzialismo appare aperta poiché l’incapacità dei partiti ( è bene ribadirlo ancora una volta ) porta necessariamente ad affidare le redini dell’esecutivo ad un presidente che sia espressione dell’unità nazionale e capo del governo allo stesso tempo.

Sullo sfondo, il collante tra Parlamento e società civile è venuto meno e la causa è dettata dalla mancanza di una rappresentatività reale che da tempo si avvertiva.

Cristian Curella

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