Qual è la nostra casa? Il luogo in cui mangiamo e dormiamo? La città in cui ci riforniamo di beni e servizi? Lo Stato con le leggi che condividiamo? L’Europa? Il mondo? Un po’ tutto questo, ovviamente, ma con diversa (assai diversa) accentuazione e consapevolezza. La crisi economica – temo – sta producendo, fra varie tossine, un ritorno agli spazi esclusivi e ristretti del cortile. Un episodio di ieri. Ad Ostia, nella centrale e “borghese” via Delle Baleniere. E’ una strada relativamente curata e pulita, per gli standard romani e nazionali. Peraltro negozi e boutique contribuiscono al decoro della via, pagando servizi supplementari di pulizia. Verso sera non c’è molta gente. Anch’io, con moglie, mi avvio verso il lungomare ove d’estate si concentra il passeggio. Vicino a noi cammina una coppia matura. E’ un attimo. Sento qualcosa rotolare vicino ai piedi. C’è una signora in abito di casa, davanti all’ingresso di un condominio. Non ho visto il gesto. Ne sono informato dopo. Intanto le proteste veementi di mia moglie. E’ stata sfiorata e forse schizzata un tantino da una coppa di gelato. Insomma, la sconosciuta signora ha trovato la coppetta poggiata sul muretto del condominio ed ha pensato bene di liberare il suo condominio da quell’oltraggio, mediante una manata che trasferiva la cosa indecorosa lontano, verso il marciapiede che evidentemente non sentiva proprio. Mia moglie e i passanti solidali protestano. Io osservo un po’ incredulo, un po’ rassegnato al peggio in arrivo. Sono, come spesso, affascinato dalla capacità degli uomini di mentire a stessi, di trovare giustificazioni anche all’assurdo. “Non l’ho messa io la coppetta sul muretto. Dovevo lasciarla là?” Piccoli indizi della civiltà prossima ventura. Abbiamo già conosciuto nel passato la civiltà degli spazi ristretti, del cortile e della città. Allora aveva un senso. Era ragionevole. Troppo difficile che il volo di una farfalla nella strada o nel paese vicino influisse più di tanto nel nostro cortile. Ma ora? La condomina mi appare l’avanguardia dei nuovi barbari, senza consapevolezza, rinchiusi nei propri recinti, ottusamente convinti delle loro ragioni. Nei cortili esclusivi e contrapposti che rischiano di essere spazzati via tutti insieme da forze incomprensibili, dal micidiale volo di una farfalla.
Qual è la nostra casa? Il luogo in cui mangiamo e dormiamo? La città in cui ci riforniamo di beni e servizi? Lo Stato con le leggi che condividiamo? L’Europa? Il mondo? Un po’ tutto questo, ovviamente, ma con diversa (assai diversa) accentuazione e consapevolezza. La crisi economica – temo – sta producendo, fra varie tossine, un ritorno agli spazi esclusivi e ristretti del cortile. Un episodio di ieri. Ad Ostia, nella centrale e “borghese” via Delle Baleniere. E’ una strada relativamente curata e pulita, per gli standard romani e nazionali. Peraltro negozi e boutique contribuiscono al decoro della via, pagando servizi supplementari di pulizia. Verso sera non c’è molta gente. Anch’io, con moglie, mi avvio verso il lungomare ove d’estate si concentra il passeggio. Vicino a noi cammina una coppia matura. E’ un attimo. Sento qualcosa rotolare vicino ai piedi. C’è una signora in abito di casa, davanti all’ingresso di un condominio. Non ho visto il gesto. Ne sono informato dopo. Intanto le proteste veementi di mia moglie. E’ stata sfiorata e forse schizzata un tantino da una coppa di gelato. Insomma, la sconosciuta signora ha trovato la coppetta poggiata sul muretto del condominio ed ha pensato bene di liberare il suo condominio da quell’oltraggio, mediante una manata che trasferiva la cosa indecorosa lontano, verso il marciapiede che evidentemente non sentiva proprio. Mia moglie e i passanti solidali protestano. Io osservo un po’ incredulo, un po’ rassegnato al peggio in arrivo. Sono, come spesso, affascinato dalla capacità degli uomini di mentire a stessi, di trovare giustificazioni anche all’assurdo. “Non l’ho messa io la coppetta sul muretto. Dovevo lasciarla là?” Piccoli indizi della civiltà prossima ventura. Abbiamo già conosciuto nel passato la civiltà degli spazi ristretti, del cortile e della città. Allora aveva un senso. Era ragionevole. Troppo difficile che il volo di una farfalla nella strada o nel paese vicino influisse più di tanto nel nostro cortile. Ma ora? La condomina mi appare l’avanguardia dei nuovi barbari, senza consapevolezza, rinchiusi nei propri recinti, ottusamente convinti delle loro ragioni. Nei cortili esclusivi e contrapposti che rischiano di essere spazzati via tutti insieme da forze incomprensibili, dal micidiale volo di una farfalla.