Non e’ lontana, ma la costa non si vede. C’e’ l’Eritrea da un lato, Massaua...non mi ricordo neppure la situazione politica, non se ne parla mai, non so nulla dell’Eritrea,la ex colonia italiana. Mi vergogno della mia ignoranza sull’Africa. Stiamo passando delle terre stremate da guerre e carestie... Mentre dall’altra parte, e’ ancora Arabia Saudita, ma presto sara’ Yemen...c’e’ la guerra, bombardamenti, i macellai dell’Isis. Dalla Medea, circondata di delfini e da un mare blu cobalto per le profondita’ che sono abissali qui, il mondo sembra un paradiso.... Approfittando del bel tempo, si fanno lavori di manutenzione. La Medea in effetti e’ abbastanza arrugginita. Gli indiani stanno passando dell’antiruggine rossa sul ponte prima del fo’c’sle, mentre altri sono impegnati a verniciare e a mettere delle guarnizioni alle prese d’aria delle plance che coprono la stiva. Sono lavori che il comandante ha ordinato dopo una ispezione quando siamo partiti. Mi rendo conto che oltre pilotare, deve anche pensare a come tenere occupato l’equipaggio durante le traversate.
Il tratto da Jeddah a Salalah sara’ il piu’ lungo del mio viaggio, sei giorni...e anche il piu’ pericoloso. Gli attacchi dei pirati sono diminuiti negli ultimi due o tre anni ma il livello di attenzione rimane alto. Oggi sul giornale di bordo, del menu, c’era l’ordine di oscurare gli oblo’ alla sera. E’ per consentire alla passerella di vedere meglio. Quando si sale di notte, e’ impressionante il buio che c’e’ nella sala dei comandi. Soprattutto prima che sorga la luna. Non si vede neppure chi c’e’. Ci vuole un po’ perche’ gli occhi si abituino a questo nero cosi’ denso che fa quasi paura.