E invece no, disse almeno due ore dopo, seduto sul letto, con le mani che formicolavano. E’ tutto razionale, tutto perfetto, inoppugnabile, ma io sono ancora curioso, e questo è vero quanto il nulla. Ci sarà un futuro, mentre sarò morto, e me lo perderò. Niente più di un programma televisivo, certo, ma ci sarà, ci sarà al posto mio, ci sarà nonostante la mia scomparsa. Sarà un futuro insignificante, ma sarà, e anch’io avrò contribuito a farlo essere, le mie azioni nel mondo hanno smosso alcune variabili, sebbene solo di un’inezia, hanno sbilanciato le possibilità verso questo presente, verso quel futuro. Tutto questo non vale niente, certo, finirà, ma l’ho fatto, l’ho fatto anch’io, l’abbiamo fatto, perciò non posso andarmene. Il creato non può sopravvivere così facilmente al creatore, non è giusto, non lo permetterò, disse fra sè, mentre le palpitazioni e i tremiti lentamente calavano.Non ne avrebbe parlato con nessuno, che nessuno lo avrebbe capito. Ammettere di avere dei problemi, andare in terapia, farsi aiutare, era l’unica cosa che lo avrebbe fatto impazzire davvero, ciò che sapientemente evitava. Aveva avuto un incontro con il nulla e con il vero, che non aveva niente da invidiare alle meditazioni dei grandi esistenzialisti, e ne era uscito, con quelle sue gambe ignoranti, con quella stessa voglia di sapere, che ora era diventata chiara volontà di sapersi cosciente, di non mollarsi mai, di esserci sempre, anche solo per assistere allo spettacolo globale, anche senza partecipare: era già abbastanza.Per alcuni sarebbe stato solo un principio, una cellula di vita, una miseria di senso, ma quella notte per lui fu come trovare Dio. Sarebbe rimasto, ora lo sapeva, e lo avrebbe fatto per sempre, ad ogni costo, non si sarebbe più stancato. Ormai sapeva del nulla e del suo veleno, ma sapeva anche dell’antidoto, sapeva che non avrebbe più indugiato, che avrebbe retto tranquillamente quel disagio così sfiancante anche fino al collasso ultimo, anche fino al capezzale dell’essere. Restare a guardare, restare per non perdersi la vita che si dà, la vita tutta, il possibile che si dimena, che si determina, si raggomitola, diventa presente. Esserci, la miglior cosa da fare di tutti i tempi. Dopo aver perso ogni cosa, aveva trovato la via, aveva impressa nella testa, nel sangue, nelle ossa, la sincera volontà di conoscere la vita a venire.Aveva trovato il modo di tenersi vivo e piacevolmente occupato, anche per tutta l’eternità.
Io sono già morto, realizzò tra le lenzuola, in una di quelle regolari notti insonni, mentre le adorabili creature che popolano lo stupido buio degli adolescenti si dileguavano per sempre. Non mi è concesso uno scoglio sicuro, una via di salvezza, un pilastro da piantare a fondo nelle sabbie mobili, a cui avvinghiarmi con le unghie e con i denti pur di sentirmi al sicuro, pur di avere scampo. Non è panico, non è paranoia, è solo coscienza, consapevolezza della mancanza di stabilità, perché non c’è niente di simile, qui. È così palese, lapalissiano, banale, non è mai stato evidente come in questo momento, così come è evidente che non so più cosa farmene della mia vita, a questo punto.E’ questo il problema dei computer, pensò, o della pubblicità, o della religione: ti danno l’illusione che le cose siano fatte per restare, che tu stesso, il tuo impegno, tutte le tue buone qualità, la tua felicità attuale, tutto ciò che ti riguarda, bè, in qualche modo è tutto garantito, salvato, è tutto parte di un progetto di conservazione, e questo perché ogni cosa intorno a te è calcolata e strutturata per trasmetterti questa sensazione. Va tutto bene, ti dicono, sei al sicuro, sei tra amici, puoi concentrarti sulle tue cose in tutta tranquillità. Sei vivo, giovane, capace. Cosa potrebbe mai andare storto?Tutti vivono così, rifletteva con gli occhi spalancati. Tutti tirano avanti, trottano, cavalcano, seduti con il busto eretto, a cavalcioni su quella domanda come se fosse il miglior destriero del mondo, e io invece no, perché la mia domanda è opposta. Cos’è che andrà diritto? Ovvero, cos’è che andrà bene, cos’è che potrò chiamare ‘bene’? Cos’è che resterà? C’è davvero qualcosa con questo potere, al mondo? Posso farne parte? Me lo chiedo di continuo, non c’è modo di pensare ad altro, ormai vivo come un animale che sente costantemente vicino il pericolo: qualunque cosa farò, passerà. È sicuro, è sempre stata l’unica cosa certa, ma finora il mondo era riuscito a distrarmi abbastanza bene, e ora è finita. D’ora in poi, tutti quelli che cercheranno con calore e dedizione di convincermi del contrario, io li guarderò con compassione, aspettando pazientemente che finiscano di parlare, li guarderò e penserò ‘ma certo, ti capisco, non è colpa tua’.La gente ancora ci crede, disse a voce alta, fissando il soffitto buio. Hanno una ragione per impegnarsi, camminano a testa bassa e Dio non voglia che la alzino, sarebbe insostenibile per loro, quasi quanto lo è per me adesso. La gente non vuole deludere altra gente, la gente vuole ottenere qualcosa da altra gente, la gente ripone delle speranze nella gente, gli uni hanno da fare con gli altri, è questo che succede. Nella bottiglia della vita, i batteri si moltiplicano, si muovono, generano, fanno le loro cose finchè c’è qualcosa da mangiare, dopodichè si inverte la tendenza e alla fine rimane solo la bottiglia. I batteri fortunatamente non lo sanno, e questo gli permette di godere del loro status di batteri, senza suicidarsi per il niente che emerge da tutta la situazione.La vita è un vuoto a perdere, realizzò. È così perfetto e semplice e compiuto che, se fossi un altro, mi ci farei un tatuaggio o un marchio a fuoco, tanta è la potenza della verità. Ora nessuno me lo toglierà più dalla testa, è un punto di non ritorno, ed è tipico, ogni cosa funziona così, non si torna indietro, è l’entropia, e arrivati qui c’è solo da porsi la domanda finale, con tutta la lucidità possibile. Mi raccomando, stai qui con la testa, è il tuo momento, il tuo unico, vero, decisivo momento. Si va, o si resta? Sono qui, ho quindici anni, e sono già più disilluso di tutti i vecchi uomini vissuti che conosco. Non ho niente da spartire con nessuno, perché io ho soltanto questa verità e nessuno la vuole sapere, e di rimando io non voglio le stronzate con cui tutti si riempiono il tempo. Mi serve chiarezza.Il massimo che potrà capitarmi sarà di cedere, ragionò, lasciarmi andare, lasciarmi prendere da qualcosa, da una convinzione, da un’idea che, per quanto luminosa e redentrice possa essere, se messa sulla bilancia non potrà mai pesare più del vuoto che affonda l’altro piatto. È già calcolato, il conto torna, è anche troppo facile. Dunque, cosa farai? Ci cascherai volontariamente? Riusciresti davvero a dimenticarlo, ad illuderti? Ma no, non sarebbe possibile accidenti, non potrai cambiare idea, non su questo, sarebbe come negare le conquiste della tua intelligenza. Cosa vuoi essere: un sapiente morto, o un animale vivo?Sono arrivato, è tutto qui, pensò, ma questa non è una scelta, è una presa per il culo. E’ ovvio che voglio essere sapiente, non me ne può importare niente di vivere una vita da bestia, anche se fosse una bella vita, non mi interessano neanche tutte le belle vite possibili che mi si aprono davanti in questo momento, la rosa delle possibilità tracciate dalle mie scelte future è un fiore inutile. Io volevo sapere, e ora so. E’ stata la curiosità a condurmi fin qui, ed è stato bello, ma ora non c’è altro, non può esserci altro.Domattina mi ammazzo.
E invece no, disse almeno due ore dopo, seduto sul letto, con le mani che formicolavano. E’ tutto razionale, tutto perfetto, inoppugnabile, ma io sono ancora curioso, e questo è vero quanto il nulla. Ci sarà un futuro, mentre sarò morto, e me lo perderò. Niente più di un programma televisivo, certo, ma ci sarà, ci sarà al posto mio, ci sarà nonostante la mia scomparsa. Sarà un futuro insignificante, ma sarà, e anch’io avrò contribuito a farlo essere, le mie azioni nel mondo hanno smosso alcune variabili, sebbene solo di un’inezia, hanno sbilanciato le possibilità verso questo presente, verso quel futuro. Tutto questo non vale niente, certo, finirà, ma l’ho fatto, l’ho fatto anch’io, l’abbiamo fatto, perciò non posso andarmene. Il creato non può sopravvivere così facilmente al creatore, non è giusto, non lo permetterò, disse fra sè, mentre le palpitazioni e i tremiti lentamente calavano.Non ne avrebbe parlato con nessuno, che nessuno lo avrebbe capito. Ammettere di avere dei problemi, andare in terapia, farsi aiutare, era l’unica cosa che lo avrebbe fatto impazzire davvero, ciò che sapientemente evitava. Aveva avuto un incontro con il nulla e con il vero, che non aveva niente da invidiare alle meditazioni dei grandi esistenzialisti, e ne era uscito, con quelle sue gambe ignoranti, con quella stessa voglia di sapere, che ora era diventata chiara volontà di sapersi cosciente, di non mollarsi mai, di esserci sempre, anche solo per assistere allo spettacolo globale, anche senza partecipare: era già abbastanza.Per alcuni sarebbe stato solo un principio, una cellula di vita, una miseria di senso, ma quella notte per lui fu come trovare Dio. Sarebbe rimasto, ora lo sapeva, e lo avrebbe fatto per sempre, ad ogni costo, non si sarebbe più stancato. Ormai sapeva del nulla e del suo veleno, ma sapeva anche dell’antidoto, sapeva che non avrebbe più indugiato, che avrebbe retto tranquillamente quel disagio così sfiancante anche fino al collasso ultimo, anche fino al capezzale dell’essere. Restare a guardare, restare per non perdersi la vita che si dà, la vita tutta, il possibile che si dimena, che si determina, si raggomitola, diventa presente. Esserci, la miglior cosa da fare di tutti i tempi. Dopo aver perso ogni cosa, aveva trovato la via, aveva impressa nella testa, nel sangue, nelle ossa, la sincera volontà di conoscere la vita a venire.Aveva trovato il modo di tenersi vivo e piacevolmente occupato, anche per tutta l’eternità.
E invece no, disse almeno due ore dopo, seduto sul letto, con le mani che formicolavano. E’ tutto razionale, tutto perfetto, inoppugnabile, ma io sono ancora curioso, e questo è vero quanto il nulla. Ci sarà un futuro, mentre sarò morto, e me lo perderò. Niente più di un programma televisivo, certo, ma ci sarà, ci sarà al posto mio, ci sarà nonostante la mia scomparsa. Sarà un futuro insignificante, ma sarà, e anch’io avrò contribuito a farlo essere, le mie azioni nel mondo hanno smosso alcune variabili, sebbene solo di un’inezia, hanno sbilanciato le possibilità verso questo presente, verso quel futuro. Tutto questo non vale niente, certo, finirà, ma l’ho fatto, l’ho fatto anch’io, l’abbiamo fatto, perciò non posso andarmene. Il creato non può sopravvivere così facilmente al creatore, non è giusto, non lo permetterò, disse fra sè, mentre le palpitazioni e i tremiti lentamente calavano.Non ne avrebbe parlato con nessuno, che nessuno lo avrebbe capito. Ammettere di avere dei problemi, andare in terapia, farsi aiutare, era l’unica cosa che lo avrebbe fatto impazzire davvero, ciò che sapientemente evitava. Aveva avuto un incontro con il nulla e con il vero, che non aveva niente da invidiare alle meditazioni dei grandi esistenzialisti, e ne era uscito, con quelle sue gambe ignoranti, con quella stessa voglia di sapere, che ora era diventata chiara volontà di sapersi cosciente, di non mollarsi mai, di esserci sempre, anche solo per assistere allo spettacolo globale, anche senza partecipare: era già abbastanza.Per alcuni sarebbe stato solo un principio, una cellula di vita, una miseria di senso, ma quella notte per lui fu come trovare Dio. Sarebbe rimasto, ora lo sapeva, e lo avrebbe fatto per sempre, ad ogni costo, non si sarebbe più stancato. Ormai sapeva del nulla e del suo veleno, ma sapeva anche dell’antidoto, sapeva che non avrebbe più indugiato, che avrebbe retto tranquillamente quel disagio così sfiancante anche fino al collasso ultimo, anche fino al capezzale dell’essere. Restare a guardare, restare per non perdersi la vita che si dà, la vita tutta, il possibile che si dimena, che si determina, si raggomitola, diventa presente. Esserci, la miglior cosa da fare di tutti i tempi. Dopo aver perso ogni cosa, aveva trovato la via, aveva impressa nella testa, nel sangue, nelle ossa, la sincera volontà di conoscere la vita a venire.Aveva trovato il modo di tenersi vivo e piacevolmente occupato, anche per tutta l’eternità.