Al momento non c’è nessun imminente rischio concreto, ma il consigliere Di Nardo non vuole farsi trovare impreparato nel caso dovesse accadere ciò che tutti i napoletani si augurano non avvenga mai. Per questo l’ex sottosegretario di Stato ha annunciato che “in primavera cominceremo delle esercitazioni pratiche intercomunali nelle zone vesuviane a rischio, dopo oltre dieci anni di paralisi“.
Esercitazioni che di fatto riguarderanno circa un milione di persone, dato che “mezza città di Napoli al momento si trova nei piani di emergenza, da est ad ovest. L’allargamento delle zone a più alto rischio vulcanico impone, però, cambi di strategia. Sinora si è fatto poco ed i vuoti da colmare, in caso di emergenza sono tanti”.
Stesso discorso, in pratica, vale anche per i Campi Flegrei: “Per il piano dei Campi Flegrei è questione di poche settimane. La Protezione Civile ha lavorato per oltre due anni, allargando la zona rossa dai quattro Comuni flegrei ai quartieri occidentali del capoluogo. Ma il programma di prevenzione è imponente: stiamo lavorando al potenziamento della rete stradale di uscita, all’adeguamento dei porti e delle ferrovie, soprattutto alla riorganizzazione del volontariato, che costituisce il nerbo di un moderno sistema di Protezione Civile, e delle strutture comunali. Molte amministrazioni locali sono ferme al palo, insensibili ai richiami della Protezione Civile e della comunità scientifica“.
Una comunità, che assieme a quella europea, guarda invece con grande attenzione al rischio Vesuvio. Tant’è che – come annuncia sempre Di Nardo – “La Campania sarà capofila di un progetto sperimentale di cyber-sorveglianza continentale. La nostra esperienza sul territorio sarà decisiva: Napoli e la Campania, del resto, sono al centro di tutti i rischi ambientali, dalle eruzioni vulcaniche ai terremoti, dalle frane alle erosioni costiere e agli incendi. Ecco perché il nostro obiettivo è quello di mettere a punto un progetto complessivo di sicurezza per l’intera regione“.