di Lolita Timofeeva (6 maggio 2015, Roma)
Sono all’interno della mostra, ma ogni volta mentre attratta da un’opera o da un arabesco mi avvicino - scopro che non è di Matisse. Se decidete di vedere questa mostra, sappiate che le opere di Matisse costituiscono circa il 50% dell’esposizione. Il resto sono i manufatti arabi e africani provenienti dai musei di tutto il mondo. Ed è una meraviglia. Matisse è uno di quelli artisti, le opere dei quali rendono di più sulla carta stampata. Sfoglio il catalogo e ammetto che l’accostamento dei colori gratifica il mio occhio e gli sfondi mi sembrano vibranti. Torno in sala. Ma non trovo lo stesso effetto sulle tele, il confronto con i capolavori di artigianato esotico evidenzia la trascuratezza della sua pennellata. Matisse ha una pennellata impacciata e priva di energia. Proseguo ed ecco la parte della mostra che merita un viaggio a Roma per vedere l’arte di Matisse: i costumi teatrali realizzati per “Chant du Rossignol”, la prima opera teatrale di Igor Stravinskij. Sono potenti nella loro semplicità grafica. I video proiettati su due schermi illustrano i costumi in movimento durante lo spettacolo.