Vi presentiamo: Maria Masella

Creato il 27 agosto 2012 da Junerossblog
In occasione della prossima uscita di Un Nome dal Passato (Mondadori), vi presentiamo Maria Masella!

Vi piacerebbe vincere il romanzo autografato dalla scrittrice? E' semplicissimo:-Lasciate il vostro nome o nick in questo post-Condividete la notizia attraverso i vostri canali-Ritornate a controllare se siete state fortunate il 4 settembre 2012.
Facilissimo, vero? Ed ora senza altri indugi, ecco a voi: Maria Masella! Direttamente dalla scrivania di Roberta Ciuffi Vi presento Maria, per quel che la conosco. Poco. All'inizio ti innervosisce. Brusca, troppo brusca. Sembra spazzarti via con quell'urgenza delle sue incombenze quotidiane, che lasciano poco spazio al dilungarsi delle chiacchiere. Le telefonate fulminee, le mail di quattro parole. Ruvida, troppo ruvida. Poi te la trovi davanti, questa ragazza un po’ âgé, con i riccioli fitti e gli occhi vivaci, e il sorriso leggermente incerto di chi nonostante tutto esita ancora a credere al proprio valore. La vedi muoversi tra gli altri con una punta d'imbarazzo che non ti aspetteresti.  Noti la premura-non solo affettuosa- ma delicata e riguardosa con cui si rivolge al suo papà. E l'impressione è che si tratti di un'altra persona, completamente diversa dalla virago indaffarata che appare al telefono o via mail. Forse una signora di quelle di una volta, dalle buone maniere, riservate e discrete.  E poi, Maria si piazza davanti a un pubblico, apre la bocca e PARLA. Ecco che l'immagine cambia di nuovo. Non c'è più niente di incerto, più nessun imbarazzo. Maria è un pesce che ha trovato il suo mare, e ci nuota vigorosamente, come fa nel mare della sua Genova.


Maria: mi ci ritrovo, tanto ho difficoltà nella chiacchierata a due con semplici conoscenti quanto mi sento a mio agio davanti a un pubblico. Se poi ho un microfono, è perfetto.





  1. Hai iniziato la tua carriera di scrittrice con un racconto noir che tu stessa hai definito come molto duro. Com'è nato? Cosa ti ha spinto a scrivere qualcosa che, a quanto dici, temevi potesse colpire sfavorevolmente parenti, amici e lettori?


Soltanto con alcune amiche avevo parlato della mia voglia, o necessità, di scrivere. Forse in famiglia l’avevano sospettato e cominciare con un racconto ambientato a Genova, negli anni di piombo, non era l’inizio più soft. Aggiungiamo che la protagonista è una donna che sotto un’apparenza normale è una terrorista e il quadro è completo. Però volevo scrivere quella storia! Capita di sentirsela dentro, con urgenza.
  1. Nel 1998 pubblichi il tuo primo romance. Cosa ha determinato questa virata nei tuoi interessi?

Nessuna virata! Avevo già scritto romance, che ho pubblicato più tardi con Mondadori e con Curcio e Quadratum.  Altri li ho abbandonati nel cassetto. Quel racconto è stato il primo che ho sottoposto alla lettura di professionisti, perché il concorso garantiva l’anonimato ed era un modo per arrivare a un editore.
  1. Quanto ti prende scrivere un romance rispetto a un noir? E quali necessità soddisfa, scrivere l'uno o l'altro genere?

Per i noir il coinvolgimento emotivo è forse maggiore, scrivendoli mi stanco di più. So che potrei scrivere più di un romance all’anno senza problemi, avendo tempo, mentre l’unica volta che ho scritto due noir alla fine del secondo ero uno straccetto strizzato. La necessità è una sola: raccontare una storia, possibilmente ben costruita, con personaggi credibili e ambientazione non di cartapesta. Ecco, ho appena risposto e, scrivendo, capisco una differenza fra il lavoro sui due generi! Ho sempre amato la storia, anche da studentessa era la mia materia preferita, tanto da spingermi ad aggiungere Storia della Matematica e Storia della Fisica nel mio piano di studi all’università; scrivendo romance di ambientazione storica posso dilettarmi in ricerche senza sentirmi una “perditempo”. Mentre la mia tendenza all’analisi, forse accentuata dai miei studi, trova gratificazioni nei romanzi noir.
  1. Ti è mai capitato di sentire di non farcela a portare avanti un romanzo-romance o noir che fosse? Ne hai mai abbandonato uno senza terminarlo?

Sono più numerosi gli abbandonati dei conclusi, a loro volta più numerosi dei pubblicati. No, non abbandonati perché non riuscivo a portarli avanti ma perché non mi dicevano più nulla.
  1. Esiste il 'Grande Romanzo' della tua vita? Quello che senti potresti scrivere, se mai avessi tempo e tranquillità sufficienti?

Scritto! Già scritto, ma ancora in prima revisione da decenni, in attesa di trovare la chiave giusta: ne ho già provate alcune ma non ne sono soddisfatta.
  1. Al di là dei riconoscimenti (che, diciamo la verità, a noi non sembrano mai abbastanza!) senti che manchi qualcosa al tuo essere scrittrice?

I riconoscimenti fanno piacere, i guadagni pure (e non dite “la solita genovese!”), ma niente è paragonabile alla sensazione di libera completezza che si prova scrivendo, quando la storia gira bene, mentre è uno sprofondo quando ci si trova in una secca! Cosa mi manca quindi? Altro inventare storie, altro scriverle, mi manca: scrittore si è quando si sta scrivendo, non è un patentino che si prende una volta per tutte.
  1. Dove vorresti arrivare?

Non mettiamo limiti! Domani scrivere meglio di oggi, un giorno dopo l’altro. Se arriva anche maggior successo non lo manderò via.
  1. Riguardo a quest'ultimo romance. Ricordo che avevi un progetto tra le mani, quando sei stata colpita da un'idea che ti ha fatto cambiare percorso. Puoi raccontare com'è andata?

L’avevo iniziato nel 2005, quando mia madre stava già molto male. Quel poco tempo tutto mio mi dava respiro… L’ho lasciato in sospeso quando è mancata, quando l’ho ripreso non lo ricordavo neppure (non lavoro su una sinossi ma come acrobata senza rete). L’ho finito per disperazione, scontenta. Poi, improvviso, un incontro in Via Garibaldi, quella che era Strada Nuova, ha ridato emozioni e vita a una storia in cui avevo smesso di credere.
  1. Credo che tu ed io siamo le autrici italiane le cui storie più spesso s'identificano con una città. Io, a un certo punto, ho avuto la sensazione che la mia Roma mi stesse travolgendo e ho sentito il bisogno di staccarmene un po’. Tu pensi che ti troveresti a tuo agio a partire per altri lidi? Quanto conta la necessità di raccontare Genova nella tua pulsione a scrivere?

Mi piace Genova, la conosco abbastanza. Nel noir che sto revisionando, il protagonista, il commissario Mariani, afferma di riuscire ad indagare soltanto nella sua città perché la conosce… Forse Antonio Mariani c’est moi. Però ho scritto romance ambientati anche altrove, divertendomi. Sono andata un po’ “fuori tema”, ora rientro: no, non sento il bisogno di staccarmi da Genova, anche se mi trovo abbastanza a mio agio anche fuori. Raccontare Genova? Non mi dispiace, è poco conosciuta, anzi conosciuta male. Quando sei in vacanza, lontano da Genova, e incontri degli austriaci, persone colte, e nomini Genova e dicono “l’Acquario!”, ecco, ti brucia un po’.
  1. Quale dei tuoi protagonisti maschili avresti voluto incontrare sulla tua strada?

Niccolò Negri. Antonio Mariani. Non riesco a scegliere.
  1. Riguardo alle tue protagoniste femminili, una considerazione (che non è proprio una critica...): in genere sono così 'giuste'! Hai mai affrontato una protagonista che per qualche aspetto non ti piacesse?

Caratteristica comune delle mie protagoniste è di essere persone di carattere forte. No, non riuscirei in un romance a lavorare con una protagonista che non mi piacesse. Nei non-romance l’ho fatto, senza problemi.
  1. Senti di aver mancato qualcosa nella vita?

La voglia di fare un figlio mi è venuta troppo tardi. Prima non ci pensavo proprio, sicura che sarei stata una pessima madre.
  1. Qual è il tuo attimo perfetto di felicità?

Escludiamo l’ovvio, dal libro in vetrina da Feltrinelli al molto più importante sguardo di mio padre dopo un lunghissimo intervento al cuore… Escludiamoli perché ovvi e resta il mio attimo segreto: una nuotata al largo, in solitaria, mare appena increspato, una bracciata dopo l’altra e la terra che si allontana, da una parte il Monte di Portofino e dall’altra il campanile di Boccadasse.
  1. Chiudi gli occhi e sogni di...?

Sogno uno, finalista al premio Rapallo-Carige. Sogno due, che da un mio romanzo ricavino una fiction... E c’ero andata vicina!
  1. Una botta di spudorata megalomania: Maria Masella come...?

Megalomania per megalomania io gioco in grande! Essere pietra di paragone per gli altri scrittori.



Le Rose Nostre durante l'evento Letterario La vie en Rose.

Da Sx: Paola Picasso, Maria Masella, Roberta Ciuffi 

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