Naturalmente dopo un qualche momento di sconcerto è apparso chiaro che non poteva essere questo il vero messaggio del presidente della Repubblica che appena tre giorni fa si è appellato alla Corte Costituzionale contro il tribunale di Palermo che appunto indaga sulla trattativa tra pezzi dello Stato e la mafia, sugli inciuci segreti di cui l’assassinio di Borsellino non è che un tragico capitolo.
Nemmeno può essere questo il messaggio del Colle che nell’ansia di far scomparire le conversazioni con Mancino apre un braccio di ferro con chi sta cercando di portare alla luce uno dei capitoli più bui della Repubblica, dimenticando di essere anche presidente del Consiglio superiore della Magistratura, ossia l’organo garante dell’indipendenza dei giudici, a cui contemporaneamente si vuole chiudere la bocca.
Di certo non può neanche essere il messaggio di un Capo dello Stato che sta ad ascoltare invece di sbattere giù il telefono, le richieste di un personaggio come Mancino che chiedeva in toni ricattatori alla massima carica della Repubblica di intervenire per toglierlo dai guai. .
No, il messaggio erroneamente diffuso, proprio non ha niente a che vedere con quello del Presidente. Sembra infatti provenire da ciò che dovrebbero essere le istituzioni, non da quelle che sono. Vabbé, speriamo che il depistatore sia preso e messo in galera per vilipendio del capo dello stato oltre che per diffusione di notizie false e tendenziose atte a rassicurare l’opinione pubblica.
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