Sembrerebbe di essere davanti a un classico caso di piano B. Nel decennio in cui si teorizza lo scontro di civiltà e la guerra al "terrore", una famiglia fiorentina profondamente cristiana (padre, madre e figlia sui vent'anni) decide di abbandonare l'Italia e di andarsene a vivere in un paese la cui popolazione è al 90% musulmana sunnita: la Turchia. Per di più, scelgono di andare a vivere nell'est di questo paese, zona da trent'anni martoriata da un pesante e difficilmente solvibile conflitto etnico. Affatto spaventata, e anzi attratta e stimolata, la famiglia Ugolini compie questo splendido esperimento. Mettere in discussione tutte le proprie certezze, toccare con mano il dolore, vivere sulla propria pelle il Vangelo e mettere alla prova la propria capacità di essere coerenti con le scritture. Via dello stupore. Dieci anni nella Turchia dell'est, raccoglie le lettere che la famiglia (diamo dei nomi: Roberto, Gabriella e Costanza) scrive ai propri amici in Italia, raccontando la loro "nuova" vita quotidiana. Lasciamo stare la letteratura. Si tratta di lettere semplici, scritte col linguaggio di tutti e la sincerità di chi scrittore non è. Ma sono lettere che pongono interrogativi importanti e che mostrano il processo di maturazione di chi le scrive.
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(il resto, come al solito, su Lankelot)