Ovvero non mettete i testi delle canzoni nei vostri scritti.
In questi ultimi tempi si sta sviluppando la moda di inserire brani tratti da canzoni famose all’interno della trama dei libri, il che, se si trattasse di un romanzo d’amore potrebbe anche andare bene. Oppure di una biografia romanzata dedicata a questo o quel cantante o gruppo particolarmente amato, ma nei romanzi gialli, nei thriller, negli horror, questa pratica andrebbe abolita o, quanto meno, dosata con estrema cura. Le motivazioni sono molteplici, a partire dal fatto che le canzoni interrompono in modo sgradevole il corso della trama e divengono motivo di distrazione. Peggio che mai se inserite all’interno di una scena d’azione, provocando, a mio parere, un pessimo effetto pausa. Perché effetto pausa? Perché i problemi che sorgono con le canzoni sono fondamentalmente due: il primo nasce dalla conoscenza della canzone stessa, il secondo dai ricordi personali che possono ritornare alla memoria e che possono essere ben differenti dall’atmosfera che l’autore pensava di creare. Vi faccio un esempio. Se all’interno di un thriller, in un punto in cui si raggiunge l’apice della tensione, lo scrittore decide di sottolineare la scena citando alcune parole della canzone dei Queen, The show must go on, non è detto che riesca a trasmettere al lettore le sensazioni che a lui tale canzone provoca. A me il brano potrebbe far tornare in mente ricordi particolarmente divertenti ed io mi ritroverei a sorridere (se non proprio a ridere) in un momento in cui il libro mi dovrebbe trasmettere timore, aspettativa e quella giusta dose di tensione in grado di sospendere anche il respiro. E dunque l’effetto del libro verrebbe immancabilmente rovinato, perdendo tutto il pathos che invece dovrebbe trasmettere. Inoltre, come se questo non fosse già abbastanza deleterio, nel momento stesso in cui la canzone non è particolarmente conosciuta, oppure non rammentata nel momento della lettura, il lettore si ritroverà spiazzato e portato a saltare direttamente la citazione, non riuscendo a cogliere la sfumatura che l’autore evidentemente avrebbe voluto dare. E nel caso in cui il lettore fosse particolarmente pignolo e attento, il non riconoscere la canzone lo potrebbe portare a una ricerca che lo distoglierebbe immancabilmente dal libro. Tuttavia l’intento dello scrittore non è quello di allontanare il lettore dal proprio testo, ma anzi, l’intento primario dovrebbe essere proprio quello di tenerlo incollato sulle pagine fino alla fine, senza nemmeno dargli il tempo di andare in bagno o a bere un bicchiere d’acqua.
In ultimo, la considerazione che segue nasce esclusivamente da un mio parere personale e, di conseguenza, non vuole essere applicata a questo o quel testo che ho letto o che si trova in commercio, ma dovrebbe servire solo come regola generica sulla quale riflettere. La mia sensazione è che se per rafforzare una scena del proprio libro, l’autore è costretto a citare le parole scritte da altri, allora vuol dire che non è in grado di trovarne di proprie, ovvero manca nel riuscire a produrre quelle emozioni che potrebbero esaltare il lettore. L’avvalersi dei testi delle canzoni diventa il mezzo con cui, a volte, si sopperisce alla propria mancanza di fantasia e di capacità descrittiva, riducendo il proprio testo a una sorta di elenco adatto solo per le case discografiche. Quindi, in sostanza, se potete evitate di costruire le vostre trame copiando e incollando citazioni altrui. Tuttavia, nel caso in cui fosse proprio una canzone ad aver ispirato la trama, allora è più che sufficiente riportare la citazione all’inizio o alla fine, senza infarcire tutto il libro con fraseggi e strofe.