Gli unici che non mi venivano addosso erano i ragazzi senegalesi che vendevano cd su uno scatolone ai bordi del marciapiede, e non solo: mi regalavano sempre la musica, avevano molto rispetto per la mia disabilità e per il mio ausilio vivente, erano loro ad avvertire i "bianchi" più ciechi e disorientati di me che stavo passando io, una cieca col cane guida. Loro lo capivano e mi vedevano, tutti gli altri no, anche per questo ancora dubito di esistere a volte, mi dico "Possibile che sono invisibile a tutti mentre io sento tutto dentro? Ma non sarò morta e ciò che tocco è tutto un film mio??". Il mio solito atroce dubbio, quello che mi passa solo in riva al mare dove dimentico lo specchio, il mezzo che avevo che raggiungere la realtà di me stessa, da lì "parto" quindi rilassata per "viaggi" straordinari in cui mi ritrovo immergendomi in Akakor per arrivare ad Angkor, è quanto provo in questo mare. Di seguito un brano che mi fu donato da un ragazzo alto due metri che mi disse ""Ti do la tua musica, questa è musica in cui stai tu", e poi il video, girato da me ieri, con Artu che ascolta suoni dai sassi della spiaggia, suoni che sento anch'io con le mani, se le appoggio su questi sassi che stringo forte e che mi trasmettono tanto affetto, li sento familiari come le mani di qualcuno che amo, suoni che solo i ragazzi senegalesi conoscono, per questo non sbagliavano mai un cd con me, oltre a vedere in quell'oltre che vedo io da quando ho perso la vista. E pensare che, tra i dementi che non mi vedono da anni, c'è chi li tratta come bestie: quante cose dovrebbero invece imparare gli "italiani". In questo mare c'è gente che, quando emigrò per bisogno, fu trattata peggio degli eleganti ragazzi senegalesi qui, in troppi però lo hanno dimenticato, in tanti si illudono di vivere in una "regione" anziché in un continente, o meglio ancora, su un pianeta.
La musica è bella quando diventa un'astronave: questo brano per me è un'astronave a forma di gondola, affusolata al punto di riuscire a percorrere tunnel strettissimi, quelli che sentiamo io e Artu sotto i sassi, quelli di cui le onde riportano un'armonica eco.