Ettore Mo è tra coloro che sono riusciti a rimanere fedeli a se stessi, sarà che in definitiva non contano i sommovimenti della geografia politica e i tornado della tecnologia, ma la capacità di vivere con empatia il mondo che attraversi.
Mi mancava ancora di leggere il suo Treni. Nove viaggi ai confini del mondo e della storia, e finalmente ho potuto metterci le mani sopra. Scoprendo che il libro è qualcosa di meno e qualcosa di più di quanto promette il titolo. Di meno, perché i treni in effetti costituiscono solo un pretesto per una raccolta di reportage quanto mai eterogenei. Di più, per la stessa ragione: e forse i capitoli più belli sono proprio quelli in cui dei treni non c'è proprio traccia.
Libro diseguale, libro che varrebbe anche solo per alcune pagine: su tutte quelle dedicata ai Vecchi Credenti della Siberia e al vecchio reduce del mattatoio di Stalingrado.