Viaggiare organizzati o improvvisare, questo è il problema.

Creato il 29 ottobre 2014 da Senzazucchero2012 @senza_zucchero_

Negli ultimi mesi, in seguito ad un post pubblicato da Martina sul suo PimpMyTrip, la blogsfera si è posta una domanda esistenziale: il popolo dei blogger viaggiatori è composto da organizzatori o da improvvisatori?

Oggi vi racconto che tipo di viaggiatrice sono io. E lo faccio dopo aver colto l’invito di Elisa di TripVillage, Deborah di Appunti di Viaggio, Silvia di Silvia’sTrips e Federica di Viaggi&Delizie, le quali, alla mia dichiarazione di indipendenza (leggi: totale mancanza di capacità organizzative in quanto ferma sostenitrice della teoria del “poi lo faccio”) via twitter, hanno risposto che cinguettare non era sufficiente per prendere una posizione.

Il mio livello di organizzazione dipende soprattutto dal tipo di viaggio, perché è innegabile che per alcune destinazioni, un minimo di preparazione iniziale è consigliabile, ma la tendenza è quella di prenotare volo e alloggio e decidere sul posto la tabella di marcia.

La scelta della meta matura nella mia testa mesi e mesi prima della prenotazione dell’aereo: solitamente dopo essere tornata dall’ultimo viaggio intercontinentale, in piena crisi da holiday blues e – superata la prima fase in cui voglio a tutti costi tornare nel luogo da dove sono appena andata via – inizio a saltare da un blog all’altro fino a quando non scatta l’invidia profonda per qualcuno.

In questa fase memorizzo tutte le cose che vorrei vedere e fare durante il viaggio, senza appuntarmi nulla – giusto perché tanto sarebbe inutile: a distanza di mesi non ricorderei dove ho messo quel foglio di carta – e, una volta fatte le prenotazioni necessarie, cerco di pensare il meno possibile al viaggio, altrimenti nell’attesa mi prende a male.

La tappa successiva è l’acquisto della guida, qualche settimana prima della partenza, periodo in cui rimarrà sempre sul tavolo del soggiorno, in attesa di essere studiata, ma nella realtà vedrà la luce solo, se le dice bene, nei momenti di veglia durante il volo.

Sui miei tempi di preparazione della valigia ne ho parlato già diverse volte (quiqui e qui): il tutto si conclude molto velocemente, a poche ore dalla partenza, selezionando pochi capi – sempre gli stessi – interscambiabili e adattabili a varie situazioni.

Da che ho memoria, ho sempre preferito non programmare anzitempo le giornate dei miei viaggi, decidendo ogni giorno cosa fare e dove andare in base al mood del momento e credo di aver raggiunto l’apice dell’insofferenza alle visite di gruppo organizzate a Bali, dove, subito dopo l’arrivo, abbiamo accettato la proposta di visitare il tempio marino Tanah Lot con altre persone. Le altre persone erano una coppia di neo sposini visti all’aeroporto di Fiumicino un paio di giorni prima e che mi erano rimasti particolarmente impressi nella mente per il set di valigie rosa shocking e l’acconciatura da sposa con ancora tanto di rose bianche – ormai sulla strada della decomposizione – che lei portava fiera a mo’ di impalcatura sulla testa, che la faceva tanto assomigliare a Marge Simpson. Il risultato è stato: godimento vista tempio 5 minuti vs tour per i negozi di chincagliere varie 4 ore.

Il giorno dopo eravamo sulla nostra macchina con autista e non ho più visto un negozio di souvenir nemmeno in lontananza.

La decisione sul cosa fare il giorno successivo viene presa la sera prima, nei momenti di relax, con la Lonely Planet in una mano e tutte le guide racimolate sul posto nell’altra, o addirittura la mattina stessa, durante la colazione: quando viaggio, sono totalmente allergica a programmazioni stringenti, orari troppo poco flessibili, impegni improrogabili. Lo so che cosi facendo rischio di perdermi qualcosa e, per esempio, di trovare chiuso il sito che volevo vedere – anche se grazie alla tecnologia è meno probabile ritrovarsi in una situazione di totale mancanza di informazioni –  ma è più forte di me: ho passato gli ultimi 9 anni a correre dietro treni che avevano il libero arbitrio sul mio tempo, riunioni-fiume per stabilire la qualunque, giornate dai ritmi scanditi dalle richieste dei clienti. In viaggio preferisco riappropriarmi del mio tempo e vivere alla giornata.

Viaggiando ho capito anche che muoversi in modo indipendente e trovare una sistemazione direttamente sul posto, in alcuni luoghi e in alcuni periodi dell’anno, è più facile di quanto sembri. Tornando a parlare di Bali, per esempio, abbiamo deciso di passare una notte a Gili Trawangan la sera per la mattina – tappa che avevamo inizialmente escluso per questioni di budget – prenotando traghetto e hotel al volo. Quando abbiamo raggiunto la reception dell’hotel prescelto, abbiamo realizzato che la prenotazione della stanza era sfuggita, ma non siamo comunque rimasti senza un letto: sistemazioni in bungalow e hotel venivano offerte ad ogni angolo della strada.

Durante il mio viaggio in Australia, la voglia di indipendenza è esplosa: è un paese totalmente backpacker-friendly, gli australiani sono molto disponibili e aperti nei confronti dei viaggiatori e si possono trovare tantissime alternative sia per gli alloggi sia per i mezzi di trasporto. Secondo me, quindi, l’approccio migliore è quello di prenotare solo il volo aereo, decidere il quadratino di Australia che si vuole scoprire, ed iniziare un on the road, che sia in macchina o addirittura in camper, non importa.

Ed è così che vorrei fare il mio prossimo viaggio oltreoceano: solo col biglietto aereo in mano.


E voi, che tipo viaggiatori siete?


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