(MAGGIO 1778-GIUGNO 1778)
Tra l’aprile ed il dicembre del 1778 una équipe di viaggiatori francesi, guidati da Dominique Vivant Denon (1747-1825), allora incaricato d’affari presso il conte di Clermont d’Amboise ambasciatore presso Ferdinando IV, attraversò la Campania, la Puglia, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia, recandosi anche a Malta.
Furono i fratelli Richard (Jean Baptiste Claude, abbé de Saint-Non, e Louis de La Bretèche), nonché Benjamin de Laborde, personaggio influente della corte di Luigi XV, ad ideare e finanziare il viaggio in Italia, con l’intento di illustrarne la storia.
A Dominique Vivant Denon, dunque, venne dato l’incarico di guidare la spedizione e di redigere il diario di viaggio. Con lui furono sui luoghi della Magna Grecia architetti e pittori (Louis-Jean Desprez, Jean-Augustin
Renard, Claude-Louis Châtelet) per corredare con i loro disegni il “Voyage Pittoresque”.
L’opera, arricchita da 558 immagini (di cui 9 tavole riferite alla Basilicata) prodotte da oltre 50 artisti, tra pittori e architetti, pubblicata a Parigi tra il 1781 ed il 1786, in tre volumi (più volte ristampati e tradotti in diverse lingue), valse a far conoscere e ad attirare l’attenzione della cultura europea sull’enorme patrimonio
archeologico, artistico, monumentale, paesaggistico e naturale di cui disponeva e dispone il Mezzogiorno d’Italia. Infatti, pur nell’estetica del pittoresco propria del Settecento, dalle descrizioni e raffigurazioni dei luoghi attraversati e visitati risulta evidente l’importanza dei beni culturali, ambientali e naturali del Sud d’Italia.
Imbarcatosi a Marsiglia con lo Châtelet, Vivant Denon arrivò alla fine del novembre 1777 a Napoli, dove lo raggiunsero il Desprez ed il Renard che nei mesi successivi disegnarono i monumenti artistici più importanti della città partenopea e dei dintorni, soprattutto gli scavi di Pompei, inviando a Parigi i primi
disegni eseguiti.
L’8 aprile del 1778 il Denon, assieme alla équipe degli artisti, partì da Napoli e passando per Benevento raggiunse le coste pugliesi. Nei pressi di Brindisi, il 28 aprile, la comitiva incrociò quella del barone olandese Willem Hendrik van Nieuwerkerke, dal cui resoconto di viaggio apprendiamo, tra l’altro, che i francesi
viaggiavano con tre carrozze e che il gruppo dei viaggiatori era composto dal cavaliere Denon, da un abate cultore di antichità, da un architetto, da un pittore di ritratti e da uno di paesaggi.
Ripartiti il 2 maggio alla volta di Otranto e Taranto, da quest’ultimo centro raggiunsero, con la barca a vela, la Basilicata, presso Torre di Mare (attuale Metaponto), visitando i resti dell’antica città di Metapontum, il tempio extraurbano di Hera (meglio noto come Tavole Palatine) e la cittadina di Bernalda, composta “da circa 3.000 anime” e costruita interamente in mattoni.
L’arrivo a Torre di Mare è così descritto dal Denon: “La notte fu splendida, non spirava che il vento necessario a farci avanzare nel modo più dolce del mondo, e la mattina dopo sul far del giorno, ci trovammo di fronte Torre di Mare, situata nelle vicinanze, o forse nello stesso luogo dove era l’antica Metaponto”.
Dall’antico porto della città achea mossero di nuovo con la stessa imbarcazione verso i lidi dell’antica città di Herakleia, accompagnati da “un brutto vento” che, però, non impedì loro di raggiungere la meta.
Furono così al castello di Policoro, visitando le rovine della città, costruita sui resti di Siris.
Così il Denon raffigurava l’ubicazione del castello e la vista che da lì si godeva: “(…) Il luogo su cui oggi è ubicato il castello di Policoro è sulla parte più elevata di quest’area. Dominava una pianura immensa che giunge sino al mare.
Ciò forma lo sfondo della Tavola da questo lato e l’altro è una profonda vallata da dove si scorge l’Appennino, nella sua maestosa bellezza. Vi si vedono scorrere due fiumi, l’Agri e il Sinni, che costeggiano da sinistra e da destra la cinta della celebre ed antica città, patria di Zeuxis”.
Il gruppo venne accolto dall’amministratore locale che li ricevette con ogni cura, offrendo ai viaggiatori tutta la propria ospitalità: “(…) ci disse che la sua casa era la nostra e ce lo dimostrò, poiché tutto ciò che poteva contenere fu a nostra disposizione; non aveva alcun letto da offrirci ma liberò il suo e da uno buono ne fece preparare tre modesti che ci offrì di tutto cuore”. Al risveglio trovarono “pronto il cioccolato e gli ordini impartiti per la partenza”.
Si diressero poi per antichi tratturi verso Anglona “a cercare le rovine di un’altra città, l’antica Pandosia, su una montagna a nove miglia nell’interno”.
Ma la ricerca non ebbe fortuna anche se il panorama offerto ripagò le fatiche e gli sforzi: “Non avemmo da rimpiangere affatto la fatica a cui ci sobbarcammo nel fare tutte queste ricerche sugli stessi luoghi, per la bellezza del panorama che si offriva ai nostri sguardi. Anglona in effetti è collocata su una collinetta
elevata e quasi nell’angolo che formano i due fiumi dell’Agri e del Sirys; di modo che si possono vedere, contemporaneamente, i percorsi di questi due fiumi, o meglio torrenti che discendono dagli Appennini tra due valli il cui insieme presenta uno dei paesaggi più belli e grandiosi che si incontrano in Italia.
L’Appennino, in questa parte, ha tutte le grandi forme delle Alpi, adorno di collinette e colmo di ridenti e piacevoli particolari: boschetti, città, castelli, tutto è assemblato in tale Tavola e si vede con un unico colpo d’occhio”.
I disegnatori del gruppo erano entusiasti “del pittoresco di un luogo dove tutto si riunificava nella loro fantasia”.
I viaggiatori francesi lasciarono “con rammarico” la bella zona descritta, “luogo incantevole per la ricchezza dei suoi paesaggi”, e, dopo essere discesi dalle alture dove si trovavano, attraversarono il bosco soprano di Policoro, “già celebre nell’antichità e onorato come foresta sacra”.
Così la descrizione del Denon: “ (…) il silenzio, le ombre misteriose che regnano sotto le immense querce, vecchie come il mondo, sembravano ricordarci, attraversandola, l’imponente santuario dei Druidi. Questa bella foresta era abitata da una folla pacifica di animali e selvaggina di ogni specie; cinghiali, daini, cervi, caprioli, per non dire delle martore e degli scoiattoli di cui vedemmo tantissimi andare a spasso, sulle nostre teste, di albero in albero”.
Il gruppo dei viaggiatori, guadato il fiume Sinni, dopo aver attraversato a Bollita (attuale Nova Siri) Cugno dei Vagni, giunse a piedi a Rocca Imperiale, centro allora aggregato alla Basilicata nel cui territorio era il confine amministrativo con la Calabria.
Nel viaggio di ritorno, percorrendo i possibili tratti dell’antica via Popilia, il Denon e i suoi compagni giunsero a Rotonda, “costruita su una roccia a pan di zucchero”, dove consumarono la cena. Partirono “ben presto”, continuando il percorso fra i monti dell’Appennino, “attraversando spesso piccoli torrenti, foreste o zone aspre e selvagge, e sempre per strade impraticabili”. Furono a Castelluccio Inferiore, “ma senza volontà” di fermarsi, pur lasciandone una descrizione: “Tale borgo è diviso in due parti, uno le cui case che lo compongono sembrano arroccate ad una roccia inaccessibile e l’altro, un po’ meno straordinariamente costruito, è collocato nel luogo che la strada, a cui attualmente si lavora, attraverserà”.
Solo all’una di notte il gruppo arrivò a Lauria. Il buio impedì di distinguere con precisione l’ubicazione dell’abitato: “Tutto ciò che riuscimmo a vedere, dopo essere discesi per lunghissimo tempo per arrivarvi, è che vi domina in tutta la sua lunghezza, al di sopra delle case della città, una roccia minacciosa che
s’innalzava a picco sulle nostre teste e che persino l’oscurità di una notte
profonda non poteva nasconderci”.
Ripartiti la mattina, raggiunsero Lagonegro, “la cui ubicazione” venne considerata “la più straordinaria del mondo”. Nel testo infatti si legge: “Questo borgo, costruito in mezzo a tutte queste montagne e con un antico castello collocato sulla stessa sommità di una roccia tagliata a picco e totalmente isolata, ci regalò, arrivandovi, una delle più singolari e pittoresche vedute che avessimo incontrato in tutta la zona”.
Lasciato Lagonegro “molto ben costruito” e “anche molto popolato”, la comitiva si addentrò nuovamente in Campania.
I disegni e le acqueforti a stampa che corredano il loro viaggio in terra lucana riguardano per la costa ionica: l’antico porto di Metapontum, due vedute del tempio extraurbano di Hera, il centro di Bernalda, il castello di Policoro, due vedute con panoramica sul fiume Sinni e con una fontana rustica dislocata lungo l’antico territorio di Herakleia, la veduta del borgo di Rocca Imperiale con il castello federiciano e il convento extramoenia.
Le stampe dei disegni di Louis-Jean Desprez (Auxerre 1743-Stoccolma 1808) e di Claude-Louis Châtelet (Parigi 1749/50-1795) fanno rivivere, in un’accensione storico-evocativa e pittoresca, gli elementi del paesaggio nella ricostruzione scenografica di monumenti e centri.
Le vedute extraurbane del tempio di Hera, del porto di Metapontum e del centro di Bernalda (in espansione lungo il corso principale del terrazzo collinare
su cui poggia), aggiunte alle annotazioni diaristiche del viaggio, costituiscono ancora oggi una preziosa testimonianza di un paesaggio e di aggregati urbani che hanno subìto profonde modificazioni e trasformazioni.
Scenografiche, ma con impianto realistico, risultano le vedute del territo rio dell’antica Herakleia e del fiume Sinni, raffigurato dai terrazzi collinari nei pressi di Anglona, così come la veduta della cittadina di Lagonegro arroccata sulla rupe, in espansione lungo la strada e la piazza principale, con il gruppo montuoso del Sirino-Papa sullo sfondo.
Preziose sono la veduta della torre, non più esistente, che si ergeva nel castello di Policoro e quella del castello di Rocca Imperiale, al fine di una verifica delle avvenute trasformazioni.
fonte :
VIAGGIATORI IN BASILICATA (1777-1880), pubblicazione a cura del CONSIGLIO REGIONALE DELLA BASILICATA
RICHARD de SAINT-NON, Voyage pittoresque, ou description des royaumes de Naples et de Sicile, Delafosse, Imprimerie de Clausère, voll. 1-5, Paris 1781-1786. Per i centri attraversati in Basilicata cfr. Vol. III, pp. 76-86, pp. 87-88 e pp. 148-149. Per la traduzione in italiano
cfr. IRENE SETTEMBRINO Il Viaggio in Magna Grecia del maggio 1778 (Dal Voyage pittoresque de l’Abbé de Saint-Non) in: Basilicata Regione Notizie, n. 2-3/1996, pp. 103-110. Si
vedano, inoltre, sullo stesso numero della rivista: GIUSEPPE SETTEMBRINO, Il viaggio
e l’evento tra ’700 e ’800 (Dall’Europa alla scoperta della Magna Grecia), pp. 89-100; PAOLA SCOTELLARO, Le voyage de l’Abbé de Saint-Non (Il diario di Dominique Vivant Denon),
pp. 101-102. GIUSEPPE SETTEMBRINO, La Basilicata e l’Europa: un secolo di visioni e di immagini, in: Basilicata Regione Notizie, n. 3-4/1997, pp. 143-150.