Questa serie di fotografie sono state scattate all'interno dell'ex ospedale psichiatrico di Volterra. Un edificio abbandonato dove furono ricoverati fino a 6000 persone contemporaneamente, dove esistevano 20 lavandini e 2 bagni ogni 200 degenti, dove morirono decine di migliaia di persone (a volte forse per troppa cura) che non videro mai più un cielo diverso, un prato fiorito, i loro cari. Una bolgia infernale sulla terra insomma. All'esterno dell'ospedale, sui muri perimetrali, N.O.F. 4 (acronimo di Nannetti Oreste Fernando) ingegnere minerario, ha inciso nei lunghi anni di detenzione un'opera di sentimenti, poesie, disegni scavati nell'intonaco con la fibbia dei pantaloni. Oggi rimangono poche tracce di questi graffiti forse distrutti dalle intemperie e dalla trascuratezza del luogo, forse sottratti dagli uomini che hanno visitato quei posti dopo il loro abbandono. Ma da quei pochi solchi rimasti possiamo ampiamente concordare con le parole di Jean Dubuffet: "La vera arte è sempre là ove non la si attende. Là ove nessuno pensa a lei, nè pronuncia il suo nome." Il portfolio avrebbe previsto l'associazione di queste fotografie con frasi tratte dal libro "Corrispondenza negata. Epistolario della nave dei folli" (Ed.Pacini), per ragioni di spazio su questo portale non è stato possibile. Queste lettere, scritte dagli internati, furono occultate, nascoste, censurate e mai spedite. Ritrovate nel 1981 da cinque medici (Pellicanò, Raimondi, Agrimi, Lusetti e Gallevi) sono state raccolte nel libro di cui sopra. Lettere di delirio, di assoluta lucidità, di speranza e disperazione. Lettere di persone che comunque avevano tutto il diritto di voler comunicare. Molte di queste lettere appartengono al periodo fascista periodo in cui il ricovero in manicomio venne usato per biechi fini politici di cui spesso queste lettere sono testimonianza. Spengiamo i colori.....entriamo anche noi. Buona visione.
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