Giovedì mattina presto,finalmente la partenza
La difficoltà di quando si viaggia in questo periodo, è di imbroccare il guardaroba giusto. A Budapest mi è capitato di dover comperare felpe pesanti a fine settembre o T-shirt a metà novembre, quindi so già che l’unica è vestirsi “a cipolla”, ossia a strati: fatalmente però la valigia si riempie parecchio. Pazienza, è uno scotto che si paga volentieri.
Allora, appena arrivati i nostri amici da Trento, li abbiamo accompagnati a parcheggiare la loro auto nel nostro garage e là abbiamo trasbordato i loro bagagli nella nostra macchina.
Abbiamo scelto di seguire le indicazioni del navigatore che, anziché mandarci per Monaco, ha optato per il Fernpass, ossia un percorso che, pur essendo un pochino più corto, è però più panoramico anche se meno veloce, in quanto la parte montana è una strada normale, ed all’inizio è piuttosto frequentata da chi si reca a visitare Fuessen ed il castello di Neuschwanstein.
Siamo stati fortunati, il tempo era bellissimo, i boschi che fianche ggiavano la strada un arcobaleno di colori, un vero spettacolo che ci siamo goduti con calma, dato che in albergo dovevamo arrivare dopo le 14.
Come siamo soliti, non alloggiamo quasi mai nelle grandi città, ma nelle vicinanze, purché la località sia ben servita dai mezzi pubblici. La scelta è caduta su Offenbach, circa 120mila abitanti, praticamente un sobborgo di Francoforte, che si può raggiungere col treno o con la S-Bahn in circa 15 minuti.
Siamo stati molto contenti dell’hotel: la camera era spaziosa e luminosa, tutto il contrario di quella trovata giusto un anno fa a Copenhagen, dove il letto occupava quasi tutta la stanza, per non parlare del bagno che era davvero minuscolo, con l’ascensore e le scale di pulizia discutibile, però aveva una hall meravigliosa, come pure la sala per la prima colazione.
Qui, pur avendo pagato molto meno, abbiamo notato che l’albergo era molto più tranquillo e soprattutto pulito. L’unico appunto, il WI-FI che, restando nella stanza, spesso si disconnetteva, ma alla mattina presto riuscivo comunque a leggere l’ANSA e le notizie della mia città o seguire qualche sito. Ah, pure la televisione italiana non si prendeva. Così mi sono persa le partite della Juventus…
La città
La parte moderna
Francoforte ha varie anime.
Il nome deriva da Furt der Franken, ossia “guado dei Franchi”, ma scherzosamente, visto il grande numero di banche e società finanziarie che qui hanno sede, viene chiamata anche Bankfurt o Meinhattan (dal fiume Mein che la attraversa). Anzi, direi che è una piccola Wall Street, tanto che, davanti all’edificio della Borsa ci sono le classiche statue del toro e dell’orso (Bull and bear).
Quindi un quartiere è simile ad una New York in miniatura. Uno skyline con tanti grattacieli, torri di cristallo altissime che si alzano verso il cielo e si riflettono l’una dentro l’altra, torri talmente alte da farmi scricchiolare la cervicale, se guardavo in su…
(questa l’ho fatta io col cellulare)
Tra i tanti, il più antico grattacielo, la Main Tower, la cui sommità è accessibile al pubblico.
(questa l’ho fatta io col cellulare)
Davanti ad un altro grattacielo, una stranissima “statua” raffigurante una cravatta svolazzante.
(questa l’ho fatta io col cellulare)
Conosciutissimo il grattacielo della Banca Centrale Europea, quello per intenderci che si vede in tutti i telegiornali con il simbolo dell’Euro che campeggia nella parte anteriore. In questi giorni proprio là davanti stazionava sotto una tenda uno sparuto gruppetto di ragazzi con un lenzuolo con la scritta “Occupy Frankfurt”, ma a dire il vero nessuno li considerava, a differenza di tempo addietro, quando raccolsero numerose adesioni.
La parte antica
Lungo il fiume c’è il nucleo antico della vecchia Francoforte, il Roemerberg, detto anche “Gudd Stubb”, ossia il salotto buono, circondato dalle caratteristiche case con le facciate a graticcio, le Fachwerkhaus. Sono case molto legate alla tradizione e spesso, anche quando furono distrutte, sono state fedelmente ricostruite. La loro origine risale al tardo medioevo e sostituirono gradatamente gli edifici in pietra che erano molto più costosi. La struttura portante a vista era di legno ed il resto in argilla o mattoni. Sono tanto comuni che in Germania esiste anche la Deutsche Fachwerkstrasse, una strada di circa 2mila chilometri che dall’Assia arriva fino alla Baviera.
Nel Roemerberg si svolgeva il mercato e proprio da questo ebbe inizio la vocazione fieristica della città. Nel suo centro c’è la Fontana della giustizia (Gerechtigkeitsbrunnen) che risale al 1611, sormontata dalla statua con in mano la bilancia. A fronte della fontana c’è il vecchio Municipio, il Roemer, costituito da tre edifici con il frontone a scalini.
Il nome Roemerberg deriva dal fatto che qui alloggiavano prevalentemente i commercianti che provenivano dall’Italia. Il privilegio di tenere le fiere venne concesso dall’Imperatore Federico II che garantiva ai commercianti la propria protezione.
A poca distanza sorge il Duomo. Non essendo città vescovile, la definizione non è propriamente esatta, ma qui vennero incoronati re ed imperatori tedeschi. La costruzione risale al 1239, ed inizialmente era consacrata a san Bartolomeo. Nel 1356 divenne seggio elettorale ufficiale degli imperatori del Sacro Romano Impero, e qui vennero incoronato 10 imperatori tra il 1562 ed il 1792. Bruciata nel 1867 venne ricostruita, ma successivamente distrutta durante i bombardamenti del 1944. Fu ulteriormente ricostruita per la terza volta tra il 1950 ed il 1953. In uno dei due transetti laterali è presente un organo che è tra i più grandi della Germania,
mentre in una delle cappelle c’è un bellissimo gruppo rappresentante la Madonna morente
circondata dagli Apostoli. In tutta la chiesa, altorilievi dorati rappresentanti scene sacre
e stemmi delle varie casate tedesche.
Della cattedrale fa parte anche la torre campanaria alta 95 metri.
Sachsenhausen
Fa sempre parte della vecchia città, ma si trova sulla parte opposta del Reno. E’ una zona molto caratteristica, con localini dove si mangia e si beve in maniera tipica. Anche qui ci sono le vecchie case a graticcio, ma l’atmosfera non è più quella da “vecchio villaggio” come era qualche anno fa. Adesso si possono trovare stranieri che, seduti sulle sedie intagliate o sulle panche di legno, fumano il narghilè….