Viaggio in Paradiso: Mel Gibson (finalmente) va in prigione!

Creato il 16 luglio 2012 da Cannibal Kid
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"Ti tiro sotto, maledetto Cannibale!"

Viaggio in Paradiso (USA 2012) Titolo originale: Get the Gringo Regia: Adrian Grunberg Cast: Mel Gibson, Kevin Hernandez, Dolores Heredia, Peter Stormare, Dean Norris Genere: carcerario Se ti piace guarda anche: Cella 211, Prison Break, Il profeta
È una prigione o il centro commerciale più merdoso del mondo?
Un film ambientato in una prigione con Mel Gibson che parla non con un castoro ma con la voce fuori campo? Sto per mettermi a urlare: NO! NO! e poi NO! Se a ciò aggiungiamo che dalle prime battute sembra di essere in una sorta di vorrei essere Robert Rodriguez ma non posso, allora l’impressione iniziale non è proprio delle migliori. Successivamente le cose per fortuna migliorano, ma solo parzialmente. Viaggio in Paradiso, al contrario di quanto suggerisce l’ironico (?) titolo italiano è un viaggio all’Inferno, dentro una prigione messicana che non è proprio una prigione. O meglio, è una città-prigione. Un carcere all’aperto. Una gattabuia grande quanto un quartiere. Un penitenziario formato favela. Comprende? Capisc?

"Prima in mano c'avevo un castoro, adesso delle granate.
Sto facendo progressi, gente!"

In questo carcere-città finisce un malaugurato criminale americano, un certo Mel Gibson. Perché lo spediscono lì? Per le due dichiarazioni antisemite? Perché è un pessimo attore? Perché è un pessimo regista? Come sia, come non sia, la pellicola spara le sue carte più interessanti quando si propone come fotografia del vero carcere di Tijuana, El Pueblito. Dobbiamo però aspettarci davvero un’analisi di tipo sociologico da un B-movie scritto e interpretato da Mel Gibson? No, è infatti dopo un tentativo di approccio iniziale con la materia carceraria, veloci si scivola nella solita prevedibile storia di riscatto e di vendette personali. Yawn (sbadiglio, se non si era capito). A rendere guardabile il filmetto c’è comunque una buona dose d’ironia, anche se siamo lontani, lontanissimi dalle perle grindhouse di Tarantino o del già citato Rodriguez. Qui viene azzeccata qualche battuta, qualche passaggio della sceneggiatura non è male e il punto di forza non è certo il solito gigione Mel Gibson, quanto la sua spalla.

"Per l'ennesima volta, Mel: sono messicano, non ebreo.
Non bruciarmi, por favor!"

Il piccolo bambinetto sempre alla ricerca di una sigaretta rappresenta la vera anima nonché il cuore della pellicola. A interpretarlo c’è lo “scugnizzo” in salsa messicana Kevin Hernandez, visto anche nello spassoso Lo spaventapassere a fianco di Jonah Hill. Nella parte finale il suo personaggio passa però in secondo piano, per via di una svolta narrativa che non sto ad anticiparvi per non rovinarvi la sorpresa (si fa per dire), e il protagonista assoluto torna ad essere sempre e solo Mel Gibson. E infatti la conclusione scivola nella prevedibilità e nella noia. Ma soprattutto, cade nell’inverosimile fino a toccare il ridicolo.
ATTENZIONE SPOILER Per mettere a punto il suo piano di vendetta, Mel Gibson al telefono finge di essere Clint Eastwood: gli credono, riesce a ottenere un appuntamento in un palazzo che, in teoria, dovrebbe essere di massima sicurezza, entra con due granate a mano, le fa esplodere, riesce a scappare, nessuno lo ferma, scappa insieme al ragazzino e alla madre del ragazzino e visse per sempre felice e contento. Persino per un film, è tutto verosimile, no?

"Non è la classica figa da film. Che faccio, la ammazzo?"

Vogliamo aprire poi una parentesi sulla “gnocca” del film? È una tipa che fa talmente pena che persino lo stesso Mel Gibson si rifiuta di darle anche solo un bacio lungo tutto il corso della pellicola. Nemmeno nel finale ha il coraggio di slinguarsela. Uno allora dice: vabbé, non sarà la solita gnocca da film d’azione, però sarà almeno un’attrice della Madonna. Sbagliato. Sbagliatissimo. Dolores Heredia vanta infatti una lunga carriera nelle telenovelas messicane. E si vede. E non è gnocca, manco da lontano. E si vede pure quello.
Nonostante qualche momento di discreto intrattenimento, Viaggio in Paradiso finisce per essere un film di serie B, più che un B-movie come vorrebbe essere. C’è una buona cura nella fotografia, ma la regia dell’esordiente Adrian Grunberg è poco roba e anche parecchio derivativa, con le sue scene di sparatorie in slow-motion alla John Woo o il suo stile pulp che arriva in ritardo giusto di quei 15-20 anni appena. Negli Usa il film non è nemmeno arrivato nei cinema ed è uscito direttamente sulla tv on-demand. Direi che non hanno fatto male, visto che è una di quelle visioni cui puoi dare un’occhiata distratta, magari per prendere sonno, ma poco altro. Il film lascia comunque con un paio di grandi dubbi esistenziali: è peggio il pessimo titolo originale, Get The Gringo, o l’agghiacciante titolo italiano, Viaggio in Paradiso? Ma, soprattutto: Mel Gibson è peggio come attore o come regista? (voto 5+/10)

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