Si è svolto Domenica 10 Aprile a Serri, nel parco archeologico di Santa Vittoria, il nono appuntamento della rassegna “Viaggio nella Storia”, organizzato da Pierluigi Montalbano in collaborazione con i docenti della facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari. Relatrice della giornata è stata Angela Demontis, autrice del libro “Il Popolo di Bronzo”, scritto nel 2005, e nel quale ha proposto una possibile ricostruzione di armi, abiti, accessori e utensili nuragici, realizzati con i materiali e antiche tecniche di lavorazione, basata sulla rigorosa osservazione dei bronzetti. L’uso di tali materiali in epoca antica è avvalorato da citazioni storiche che ne testimoniano l’impiego. Proprio lo studio del piccolo “esercito” di bronzo ci fa vedere come dovevano essere abbigliate le persone in epoca nuragica, come una sorta di scatti “fotografici” dell’epoca. Attraverso un’attenta analisi delle statuette di bronzo l'autrice ha acquisito informazioni sul gusto estetico, sull’articolazione sociale e sui mestieri di una società che veniva a contatto con diversi popoli dell’area mediterranea e che da questi contatti e confronti culturali acquistava e proponeva a sua volta stimoli importanti per la crescita e lo sviluppo delle diverse etnie.
Alle 10.30 è iniziato il convegno intitolato: “Dal libro…alla mostra”, all’interno dell’agriturismo Santa Vittoria, in prossimità del santuario. La Demontis ha illustrato il processo di realizzazione del vestiario e la comparazione fra bronzetti e personaggi realizzati. La proiezione di due filmati, il primo dei quali è stato realizzato da Susy Bladi con la proposta di una rassegna degli abiti indossati dalle comunità sarde alla sfilata di Sant'Efisio. Colori, tipologie e ornamenti derivano dalla tradizione millenaria del popolo sardo e le analogie con alcuni vestiti indossati dai personaggi rappresentati nei bronzetti è sorprendente. Il secondo filmato, a cura di Infochannel tv, è stato realizzato all'interno del museo di Cagliari con la partecipazione del Prof. Tronchetti e della D.ssa Salvi, curatrice del museo, che hanno illustrato la mostra realizzata nelle sale museali. Attualmente la mostra è visibile a Ozieri e il numero totale dei visitatori, compresi quelli di Cagliari, Sinnai, Barumini e Pula ha superato ormai le 40.000 presenze. Al termine della presentazione è intervenuto Marco Rendeli, archeologo dell'Università di Sassari, che ha arricchito la giornata con le sue considerazioni sul lavoro della Demontis.
A contorno del convegno è stata allestita una mostra con due barche in legno, riproduzioni delle navicelle nuragiche, la "nave di Cheope", (tutte realizzate dall'artista Ivano Seghettini, una navicella bronzea (ovviamente una copia), e una serie di ceramiche artistiche riproducenti manufatti dell'epoca nuragica.
Alle 13.30 il gruppo ha degustato le specialità preparate dallo staff guidato da Ambrogio, gestore della struttura ricettiva. Nell'antico casolare, arredato con gusto in stile sardo, la comitiva ha trascorso un bel momento conviviale alla presenza dei relatori e degli organizzatori.
Alle 16.30 è iniziata la visita guidata nel sito archeologico a cura di Pierluigi Montalbano che ha proposto l'itinerario che attraversa il villaggio. Nerl corso della visita alcune capre hanno accompagnato per un breve tratto il gruppo di partecipanti. Il santuario è localizzato sul ciglio della Giara di Serri, altopiano basaltico al confine tra la Trexenta e il Sarcidano, nella Sardegna centro-meridionale.
Con le sue strutture e gli straordinari ex-voto bronzei, Santa Vittoria costituisce uno dei più importanti complessi cultuali della Sardegna nuragica. Esteso per più di 3 ettari, è difeso a S/S-O dal dirupo naturale e a N-O da una muraglia che segue il margine roccioso.
Il santuario, che subì nel tempo profonde ristrutturazioni, presenta quattro gruppi principali di edifici: i due templi e la "capanna del sacerdote", il "recinto delle feste", il gruppo del recinto del "doppio betilo" e gli edifici legati all'insediamento stabile. A parte stanno la "capanna del capo" (più propriamente il tempio a megaron) e altri ambienti appartati.
Il primo gruppo, a S-O, è accessibile attraverso l'ingresso di una cinta megalitica, segnato in origine da due betili, che ingloba la capanna "dell'ingresso" (diametro m 6).
Il pozzo sacro, è racchiuso da un recinto ellittico (m 19 x 13) ed è realizzato con accuratissimi filari di blocchi di basalto; presenta lo schema canonico: atrio, scala, pozzo.
L'atrio, quadrato (m 2 x 2), ha il pavimento lastricato, un bancone-sedile ed un altare rettangolare con cavità e foro di scarico per il deflusso dei liquidi.
La scala, con 13 gradini e copertura gradonata, conduce al pozzo che aveva in origine una copertura a "tholos". La muratura è costituita da filari di blocchi basaltici perfettamente lavorati.
A breve distanza, un ingresso aperto in una cortina muraria porta al "tempio ipetrale". Vi si accedeva attraverso una "via sacra", la stessa che con un percorso curvilineo portava alla "capanna 6", forse un vano per la meditazione prima dell'ingresso al tempio.
Questo, rettangolare (m 5,80 x 4,80), è costruito con filari regolari di blocchi di basalto. Mostra due altari sacrificali costituiti da banconi di basalto e lastre calcaree.
Un passaggio a S porta alla "capanna del sacerdote", preceduta da un atrio rettangolare (m 2,40 x m 2,80) con sedile ed è costruita con blocchi squadrati di basalto e malta.
Risalendo verso N lungo il muraglione di difesa, si incontrano i resti di un nuraghe a corridoio. Al limite N del muraglione è situata la "capanna del capo" (tempio a megaron), con atrio trapezoidale dotato di pavimento lastricato e sedili. La camera interna ha 5 nicchie.
A circa 50 m a S-E è situato il "recinto delle feste", ancora non scavato integralmente, a pianta ellittica (m 73 x 50). Nell'area centrale (m 50 x 40) si affacciavano ampi porticati con nicchie e pilastri, due vani quadrangolari con banchi e sedili, il "recinto dei fonditori" con bancone e nicchia, il "mercato" con 9 vani rettangolari (m 4 x 2) dotati di sedili e di lastre per l'esposizione di merci.
Sono inserite nel recinto anche : la "capanna della bipenne", con resti del basamento di un altare e di un pilastrino decorato, il "recinto con sedile circolare", la "casa del focolare", la "casa del guardiano" e un vano rettangolare destinato alla cucina.
Tra gli edifici del gruppo E/S-E risaltano il cosiddetto "recinto dei supplizi", circolare e scompartito all'interno, e la capanna della assemblee federali, circolare (diam. m 14; interno m 11), con ingresso a S-E e sedile per circa 50 persone. Alle pareti lastre di calcare infisse, forse d'appoggio per le offerte e nicchie, di cui una contenente una vaschetta in calcare. Un bacile di trachite si trovava a sinistra dell'ingresso. Nel vano si svolgevano riti sacri.
Il gruppo di N-E mostra un isolato di 6 capanne aperte su spazi comuni, tra queste la "capanna del doppio betilo", dal manufatto calcareo che vi fu rinvenuto, fungente da altare.
Per quanto riguarda la datazione, il pozzo sacro risale al Bronzo finale-primo Ferro. Il settore E e S-E , ma non la "curia", vennero abbandonati entro l'VIII a C. Il resto del santuario fu in uso e subì rifacimenti in età punico-romana.
Il Taramelli attribuì ai romani la violenta distruzione e l'incendio dell'area. Sul luogo in età bizantina sorsero la chiesa di Santa Maria della Vittoria ed un cimitero. La chiesa fu riedificata nell'XI-XII secolo.
Tutte le foto della giornata sono visibili nel profilo facebook di Pierluigi Montalbano. I partecipanti sono pregati di taggarle.
Ai seguenti link sono descritti gli 8 appuntamenti già svolti, corredati da immagini.
Villanovaforru
Sanluri
Barumini
Cagliari
Tharros
Santadi
Nurallao
Pozzo Santa Cristina.