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Viaggio nelle case occupate di Asti, tra un passato da dimenticare e un futuro da costruire

Creato il 12 maggio 2011 da Lalternativa

Nel suo reportage, phAntom reporter questa volta ci racconta come dieci famiglie di migranti convivano, aiutandosi l’un l’altra, nello stabile abbandonato della ex Asl di Asti. E di come, ancora una volta, l’arte si sia schierata in favore di una buona causa: quella di rendere migliore la vita di queste persone, stavolta con un vero e proprio festival: lo SMASH.

Viaggio nelle case occupate di Asti, tra un passato da dimenticare e un futuro da costruire
Il palazzone di via Orfanatrofio è quasi in centro ad Asti. Sembra di entrare ancora in un ospedale perfettamente funzionante. Muri bianchi, corridoi, scaloni, finestre e cortili. Ma gli uffici della asl non ci sono più e 10 nuclei famigliari si sono ripresi la struttura in abbandono e ne hanno fatto da Gennaio la loro casa. Ad aiutarli nell’organizzarsi e nel mettersi in contatto fra di loro, sono stati i ragazzi dell’Associazione “Asti est”. “Qui hanno fatto tutto quanto le famiglie”- spiega Samuele, uno degli attivisti del coordinamento – i papà si sono dati una mano reciprocamente ed attorno ai bagni della struttura ogni nucleo ha progettato, costruito ed arredato la propria casa”.
Viaggio nelle case occupate di Asti, tra un passato da dimenticare e un futuro da costruire
Zaccaria è un giovane marocchino, ha un bimbo di due anni e mezzo, Yussef, che si sveglia quando entriamo in casa, ma resta silenzioso nella culla, e ci osserva curioso ed assonnato. Abitano in uno degli appartamenti che le famiglie si sono auto costruite nella struttura. “Guarda, in 15 giorni sono riuscito a tirare su la casa per noi – indica anche sua moglie, Kadisha che si affaccia incuriosita nel corridoio – tanta fatica, ma ci siamo aiutati fra di noi tanto che pur avendo ognuno la propria casa ci consideriamo un’unica famiglia”. Zaccaria ha lavorato per 10 anni regolarmente in Italia come saldatore e fabbro. Poi è arrivata la crisi ed è stato mandato a casa. “La situazione di Zaccaria è emblematica dell’emergenza abitativa che viene negata spudoratamente dall’assessore
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leghista Verrua” – spiega Oreste, anche lui attivista di “Asti est”. Lui stesso ha assistito più volte a dialoghi tra Verrua e alcuni dei papà delle famiglie dell’ex mutua. “L’assessore si offre di pagare il biglietto a chiunque sia disposto a girare i tacchi e tornare a casa propria senza farsi più vedere”. Le 10 famiglie di qui sono tutte formate da giovani coppie di immigrati regolari, con bimbi piccoli, che hanno lavorato per anni in Italia e che la crisi alimentata dalla finanza creativa italiota ha gettato sul lastrico.
“Gente che viveva in macchina con bimbi così piccoli. Non puoi far finta di non vedere, e neppure che il problema non esiste” dice Samuele indicando il bimbo di Mohamed e Rowena che i genitori stanno riportando a casa in carrozzino. Sono una coppia albanese, sotto i 30 anni. Erano entrambi apprendisti in una ditta di legnami che da 300 dipendenti oggi ne ha solo 70. E loro non sono tra i fortunati. Mostra anche lui orgoglioso la sua casa. Grande, con muri in cartongesso che hanno trasformato l’ ambiente unico del reparto accettazione in appartamento con camere da letto, cucina e soggiorno.“Dopo aver lavorato per anni
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la crisi fa piazza pulita di loro. Lo Stato eroga la disoccupazione per 8 mesi e poi ciao. Ti trovi povero, senza casa e con bimbi piccoli da sfamare.” – interviene Oreste – “Noi come coordinamento appoggiamo anche i picchettaggi anti-sfratto che i nuclei familiari organizzano e gli si da una mano come si può anche se come vedi fanno tutto da soli”.
Con un gesto eloquente indica la casa di Salvatore, l’unico papà che ancora lavori sia pure ad intermittenza. I mesi in cui è operativo può vantare uno stipendio di 1000euro, ma ha 3 figli, Davide, Virgilito e Giovanni ed una moglie, Rita di Scutari, in Albania disoccupata. In cucina l’acqua bolle perché oggi è una serata di festa, e Rita sta cucinando per una ventina tra artisti e ragazzi del coordinamento che sono qui per “SMASH”, una iniziativa pensata per la struttura dell’ex-mutua.

PhAntom reporter


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