Quando si approda a Viareggio, cittadina versiliere di modeste dimensioni dagli edifici in stile liberty, dal lungo mare con i suoi storici bagni, dagli importanti centri industriali e artigianali, non ci si rende subito conto di quanto sia esplosiva e dirompente. L’anima di Viareggio è formata dalle persone, da chi ci è nato e cresciuto, e anche da chi è stato adottato.
Solo quando ci si ferma ad ascoltare i racconti dei carristi impegnati tutto l’anno nella realizzazione delle opere d’arte che sfileranno durante il Carnevale, ci si rende conto che per le strade, tra i vicoli, sul lungo mare scorre una linfa vitale che non vede l’ora di esplodere.
I carri sono paragonati a dei veri e propri prototipi di formula uno: immaginatevi un piccolo palazzo di 20 metri di altezza, in grado di muoversi per opera di rigorosi progetti e controlli ingegneristici. Un piccolo mondo che, grazie al lavoro di artisti e artigiani della carta pesta, prende vita. Nella Cittadella si respira aria di sfida, competizione, provocazione, i visi dei carristi in gara trasudano passione e tratti di astuzia.
Ma il Carnevale di Viareggio non è solo disfida, è il tripudio dei Rioni, l’allegria e la liberazione detonante di chi, per una volta l’anno, sveste i panni delle abitudini ed esprime tutta la sua voglia di osare ed esagerare. Ecco allora che ci si ritrova avvolti tra i profumi, le maschere, i suoni, le luci e l’atmosfera del Carnevaldarsena.
Viareggio sono i ricordi d’infanzia del titolare del bagno più antico della città, che ritorna con la mente ai tempi in cui Mina, Gino Paoli, Fred Buscaglione, Vittorio Gassman amavano allietare i turisti con le loro esibizioni. Sono gli aneddoti sugli amori nati in riva al mare… perché per essere maestri d’accoglienza ci vuole innanzitutto anima e sentimento.
Viareggio è il caciucco di pollo che diventa pretesto per conoscere i lati più casalinghi di Giacomo Puccini e delle sue serate di bagordi col club della Boheme. È il Teatro Canzone di Giorgio Gaber, la denuncia sociale e la satira politica che esprimono i carri. Sono le sedici ditte artigiane impegnate nell’evento, le 300 maschere per carro, le 400.000 persone che accorrono alla manifestazione, i 141 anni di tradizione, la Canzonetta in vernacolo che fa sballare le statistiche italiane, incoronando i viareggini come il pubblico teatrale più attivo del Paese.
Viareggio è l’espressione delle grandi facce dei personaggi raffigurati nei carri, che durante la sfilata sembrano prendere vita e che al termine tornano in letargo nei loro hangar con il viso commosso di chi non vorrebbe che tutto finisse.
La stessa espressione che aveva la sottoscritta sulla via del ritorno da questa indimenticabile esperienza.