Vicàrio
Dal latino vicarius, derivato di vicis ‘vece’.
Sostantivo maschile.
1. Chi esercita un’autorità o una funzione in sostituzione o in rappresentanza di altra persona di grado superiore.
Nell’antichità e nel medioevo, titolo di funzionari e pubblici ufficiali: un vicario del governatore.
Attualmente è rimasto in uso soprattutto nella gerarchia ecclesiastica.
Vicario apostolico: vescovo in partibus inviato da Roma con poteri di vescovo residenziale.
Vicario capitolare: chi governa una diocesi vacante a nome del capitolo cattedrale.
Vicario delegato: rappresentante del vicario o prefetto apostolico.
Vicario parrocchiale: chi fa le veci, in determinate circostanze, del parroco nella cura d’anime.
Vicario di Cristo: il papa, in quanto suo rappresentante in terra, era nel medioevo titolo anche di sovrani temporali e di vescovi; E ‘l vicario di Cristo colla soma De le chiavi e del manto al nido torna (Petrarca).
In funzione di aggettivo o appositiva: podestà vicario, prefetto vicario.
Cardinale vicario: il cardinale che regge la diocesi di Roma in nome del papa.
Padre vicario: in alcuni ordini religiosi, chi fa le veci di un superiore.
Madre vicaria, o anche solo vicaria: monaca che fa le veci della madre superiora.
Aggettivo.
Che è, che sta in sostituzione o in luogo di altra cosa (anche astratta): autorità, funzione vicaria; sostanze vicarie.
Una (parola) giapponese a Roma
Feng shui [feng ‘Sui]
Locuzione cinese, propriamente ‘vento e acqua’.
Locuzione sostantivale invariabile.
(arredamento, architettura) Antica disciplina di origine orientale che, puntando all’equilibrio con l’ambiente, induce a disporre gli elementi urbanistici (vie, piazze, ecc.), gli edifici, le stanze, gli arredi o gli oggetti in modo da concentrare le energie positive e ridurre quelle negative.
Per un pugno di conchiglie e S.P.Q.R.
Mario Cacciari chiede la parola. Noi gliela diamo.
— Mi è concesso scrivere una paroletta anchamè? Grazie.
Per ragioni varie e non tutte ragionevoli quest’anno ho avuto la possibilità di partecipare solamente due o tre (quattro?) volte al testè conchiusosi concorsone dei conchigliaggi. Ho accumulato la pochezza di ben 18 punti, quasi la decima parte di quelli del mitologico ColonViz. Però quei piccoli 18 punti mi hanno dato tanta soddisfazione quanta ne ebbi quando, in terza media, fui l’unico della mia classe di 31 pupilli che riuscì a tradurre correttamente, e senza portarlo a casa, l’aforisma fatidico
MALO MALO MALO QUAM FIGERE CARBASA PALO.
Bravura che comunque mi fruttò, da parte di mio padre, un bel "Faresti meglio a studiare un po’ di più la storia, invece di dedicarti a queste scempiaggini!"
Grazie dunque, tante tante grazie, al benmeritante Carlomartire anche da parte di questo ventitreesimo classificato su trentasaei concorrenti. E con ciò lascio l’aforisma fatidico a quanti non conoscendolo vogliansi cimentarvi. —