In fila dalle sette di sera, con due ore di anticipo rispetto l'orario dell'intervento di Saviano, non sono stata purtroppo tra i pochi eletti che hanno potuto assistere dal vivo, ma mi sono dovuta accontentare di uno schermo in una saletta della libreria (seduta su un comodissimo divano, peraltro).
Saviano, dopo le presentazioni e i ringraziamenti di rito, ha tenuto banco per un'ora e mezza: un po' come un diesel, è partito titubante per poi trovare la sicurezza che abbiamo imparato a conoscere nella trasmissione con Fazio Vieni via con me.
Partendo da Falcone e toccando numerosi punti dolenti dell'antimafia, è arrivato a parlare della "macchina del fango" e del modo in cui si tende a screditare i personaggi scomodi: anziché controbattere a quanto dicono, è molto più facile attaccarli sul personale e rendendoli così malvisti.
Come ultimo episodio, Roberto ha parlato dei coniugi Welby, sottolineando come l'intervento durante la trasmissione fosse stato pensato non come un inno alla morte, bensì come una perentoria richiesta di lasciare ciascuno di noi libero di compiere una scelta.
E forse la libertà è il leit motif del lavoro di Saviano: libertà di pensiero e di azione, libertà di coscienza, libertà di dire "no" ai ricatti e ai soprusi. Ma soprattutto libertà di vivere la propria vita, senza quella spada di Damocle che lo costringe sotto scorta.
PS: Saviano ha detto che spesso, quando la gente lo vede dal vivo, gli dice che in tv sembra più alto o più magro. Non posso commentare: seduto dietro un tavolino, è stato difficile valutarne l'altezza effettiva. Solo una cosa mi è rimasta particolarmente impressa, di quell'incontro toccata-e-fuga, il suo sguardo: stanco, un po' malinconico, eppure forte e magnetico.