Titolo: Vicino, sempre più vicino
Titolo originale: Fly Away Home Traduttore: Irene Annoni per Studio Editoriale Littera Editore: Piemme Data pubblicazione: Giugno 2011 Pagine 472 Prezzo: € 19,00
Trama: Quando Sylvie ha incontrato Richard alla facoltà di legge di Yale era una brillante studentessa, i riccioli selvaggi a coprire la fronte e una marea di sogni da realizzare. Anni dopo, la sua vita è molto diversa da come l’aveva immaginata. Ha sposato Richard, l’attuale senatore dello stato di New York, e invece di diventare la regina del foro ha imparato a organizzare raffinate cene di beneficenza e a sorridere in ogni circostanza, anche durante gli interminabili tè con le altre first lady. I riccioli sono scomparsi e le gonne etniche sono state rimpiazzate da eleganti tailleur su misura. Sua figlia Lizzie ha ventiquattro anni ed è appena uscita da una comunità di recupero. È la pecora nera della famiglia, soprattutto se paragonata alla sorella maggiore, l’impeccabile Diana: chirurgo brillante, moglie perfetta, madre presente. Le vite di Sylvie, Lizzie e Diana sembrano correre su binari paralleli, ma un giorno sono costrette a incrociarsi a causa di una notizia riportata su tutti i giornali: Richard, padre amorevole e marito devoto, è stato beccato in atteggiamento inequivocabile con una giovane, anzi giovanissima, ragazza. Sylvie, che a quell’uomo ha dedicato tutta la sua vita, si sente persa. E la stessa cosa accade alle sue figlie che in quel padre vedevano una sorta di cavaliere senza macchia. Insieme decidono di fuggire da New York, dall’uomo che le ha deluse e dai curiosi che continuano a intromettersi nella loro vita privata, e tornano nella vecchia casa in Connecticut, quella in cui non mettono piede da anni, ma in cui un tempo sono state felici. Tra quelle pareti familiari e accoglienti riusciranno ad avvicinarsi come non avevano mai fatto prima. Leggi gratis un capitolo RECENSIONE
“La gente vuole che ti comporti in un certo modo, che tu compia una certa scelta, perché questo avvalora la sua visione del mondo. Le femministe vorranno che lo lasci: ce l’hanno ancora con Hillary per non avere scaricato Bill. I fanatici della Bibbia vorranno che resti con lui, perché questa è la volontà di Dio e, da quando Jenny Sanford ha chiesto il divorzio, non hanno più nessuno da mettere sul piedistallo. Ceil avrà una sua opinione, e così Lizzie e Diana, ma tu dovrai fare quel che è giusto per te.”
Vicino, sempre più vicino è proprio la storia di queste tre donne, Sylvie, Diana e Lizzie: una madre e due figlie completamente diverse l’una dall’altra. La vita di ciascuna delle tre ha ineluttabilmente influenzato quella delle altre, portandole a scelte di vita spesso sofferte e sbagliate, scelte che esse hanno preso in piena consapevolezza. Ma quando il senatore Richard Woodruff, l’affabulatore, il politico nato, tradisce Sylvie e la umilia, perché il suo tradimento diventa argomento di pubblico dominio, ogni convinzione crolla.
Sylvie è cresciuta all’ombra di sua madre, Selma Serfer, un giudice famoso, una donna ‘tosta’, difficilissima da emulare. A Yale, dove Selma ha anche insegnato, Sylvie studia legge con profitto, ma è sempre sotto i riflettori perché è ‘figlia di’.
I professori la stanavano sempre, puntando dritto su di lei tra file e file di studenti. Ripetevano sempre il suo nome ad alta voce, assaporando le sillabe. “Miss Serfer” dicevano, i denti che stridevano sul ‘miss’. “Vorrebbe illuminarci sul caso Griswold vs. Connecticut?” Lei rispondeva correttamente. A volte diventava persino un poco sfacciata. Alla domanda se avesse letto una certa interpretazione, rispondeva: “Be’, l’ha scritta mia madre”. Pausa. “Quindi, no”.Pertanto, quando Sylvie incontra il giovanissimo ed ambiziosissimo Richard Woodruff e se ne innamora, preferisce dedicargli tutto il suo tempo e costruirsi una carriera da ‘moglie’, un’assistente della quale il futuro senatore non può permettersi di fare a meno, una first lady che resta sempre dietro le quinte, scrivendo i discorsi, gestendo ogni dettaglio e dedicando alla carriera del marito ogni suo pensiero, sacrificando persino il rapporto con le figlie.
Quello fu il primo discorso, il primo di tanti che l’avrebbe aiutato a scrivere… E poco importava che lei non concordasse pienamente con la sostanza, che fosse molto più propensa ad accettare il prestito e a traslocare in un posto senza topi in giro, senza un bagno grande a malapena per ospitare un wc, un microscopico lavandino e una cabina doccia in cui la tenda ti si appiccicava addosso se non azzeccavi la posizione.Per questo motivo, fin da giovanissima, la figlia primogenita Diana decide di primeggiare in tutto: nella scuola, nello sport, nel coro, proprio perché non vuole diventare come sua madre: una figura anonima dietro le spalle del marito. Diana, dopo una delusione amorosa, sceglie quindi un uomo diversissimo da suo padre, un uomo libero dall’incombenza di badare alla Gente con la G maiuscola, libero di occuparsi della famiglia, ciò che suo padre – ed anche sua madre – non hanno mai fatto. E così sceglie l’anonimo Gary, un uomo di cui non è innamorata, ma che le da questa sicurezza.
Lei mirava a qualcosa di infinitamente più accessibile dell’amore: a un uomo con cui potesse costruire il sodalizio a cui agognava, dopo tanti anni trascorsi a sentire le furtive partenze mattutine e i ritorni in punta di piedi di suo padre, i sospiri e le moine di sua madre, che aveva occhi solo per lui. Si sarebbe trovata un uomo che la rispettasse come sua pari, un uomo che, a differenza di suo padre, non le mettesse un anello al dito e poi passasse i successivi dieci, venti, trent’anni a spogliarla di tutto, farla a pezzi, erodere la sua fiducia in se stessa, la sua indipendenza, lasciando solo un guscio vuoto in un completino St. John.A causa dell’eccellenza di Diana, Lizzie si è sentita sempre la figlia stupida ed incapace. Tutti l’hanno sempre paragonata alla sorella maggiore e da ogni confronto Lizzie è uscita sconfitta. E così è caduta nel vortice della droga e dell’alcol.
Lizzie si era rifugiata altrove con lo sguardo. Sapeva a cosa stava pensando suo padre, la stessa cosa a cui avrebbe pensato chiunque: come poteva una ragazza privilegiata, ricca, educata in scuole private e con due genitori che le amavano, essere tentata – figurarsi poi presa all’amo – dalla droga. Da cosa voleva scappare? Quale dolore doveva lenire? Non sarebbe mai riuscita a spiegare, soprattutto a suo padre, come ci si sentiva a sapere di essere una delusione. Lei non era intelligente come Diana, servizievole come la mamma, né una leader come lui: era solo Lizzie, la mediocre, ordinaria Lizzie, una studentessa che arrivava alla sufficienza, che non vinceva alle gare di atletica e stonava nel coro; Lizzie che non combinava mai molto; che nelle foto di famiglia in occasione di inaugurazioni o vittorie elettorali veniva sempre con gli occhi chiusi e la bocca aperta.
Vicino, sempre più vicino è un romanzo che parla di famiglia, ma soprattutto di famiglie in vista come quelle dei personaggi politici, famiglie in cui la privacy non esiste, in cui ogni minimo errore di qualunque membro viene sbattuto in prima pagina sui giornali e ripetuto dai notiziari di tutto il paese fino alla nausea. Famiglie in cui, dopo uno scandalo, ogni decisione presa verrà analizzata a fondo, discussa nei talk show, approvata da alcuni e biasimata da altri, talvolta togliendo ai membri di tale famiglia la serenità di decidere cosa è meglio per se stessi e cosa fare del proprio futuro. La Weiner nell’arco di tutto il libro cita tutti gli scandali sessuali americani degli ultimi anni: è Sylvie che, cercando di prendere la sua decisione, ricorda la posizione presa dalle altre mogli in situazioni analoghe alla sua.
Il libro è suddiviso in tre parti: Due o tre cose sull’amore, Non stavo salutando: affogavo e Vicino, sempre più vicino. I capitoli si alternano con i nomi delle tre protagoniste Sylvie, Diana e Lizzie, a seconda della focalizzazione della narrazione, sempre narrata in terza persona. La scrittura della Weiner è scorrevole ed appassionata, e ci fa immedesimare pienamente nei personaggi di cui parla, che sembrano autentici e tridimensionali.
Un romanzo dal finale aperto, che potrebbe lasciare in qualcuno un senso di incompiuto, di insoddisfazione. In realtà la soluzione di Jennifer Weiner è da approvare pienamente: non è forse giusto che la privacy di Sylvie, Diana e Lizzie venga protetta e che le tre protagoniste decidano del loro futuro indipendentemente dall’opinione pubblica? Che facciano ciò che il cuore detta loro, a prescindere dai comitati elettorali, dai talk-show… ed anche dall’attaccamento morboso dei lettori che poi potrebbero approvare o dissentire dalle scelte della scrittrice?
“In cinese” disse Selma “il termine per ‘crisi’ è lo stesso che indica ‘opportunità’.”Lasciamo, dunque, alle nostre tre amiche l’opportunità di ricostruire la propria vita seguendo i propri sentimenti.
Jennifer Weiner è nata in una base militare in Louisiana nel 1970, ma a due anni si è trasferita nel Connecticut con la famiglia. Dopo la laurea a Princeton, ha lavorato come giornalista prima di diventare una scrittrice a tempo pieno. Vive a Filadelfia con il marito Adam e le loro due figlie. Ama il sushi, i tramonti, le camminate sulla spiaggia e il suo cane Wendell, che è stato ospite d’eccezione in molti suoi libri. Per Piemme, ha già pubblicato Brava a letto (2008 – Good in Bed 2001), A letto con Maggie (2009 – In Her Shoes 2002 – da questo libro è stato tratto l’omonimo film del 2005 con Cameron Diaz, Tony Collette e Shirley MacLaine), Letto a tre piazze (2009 – Little Eartquakes 2004), Buonanotte Baby (2007 - Goodnight Nobody 2005), Racconti di letto (2007 – The Guy Not Taken 2006), Certe ragazze (sequel di Brava a letto 2010 – Certain Girls 2008), L’altra storia di noi (2010 – Best Friends Forever 2009).
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