Il fatto che dovunque ti giri, in questi anni a Roma, ci sia un villaggio, una bidonville, una favela, un dormitorio abusivo, non dovrebbe purtroppo costituire di per se notizia. E' così sfortunatamente dappertutto e siamo arrivati al punto che si campeggia allegramente nei giardini di Piazza Esedra e nelle aree più pregiate di Villa Borghese.
Tanto nessuno ti dice nulla, se ti dicono qualcosa non rischi nulla perché le leggi italiane non hanno una magistratura che le applica veramente e, anche se fosse, sono scritte per fare in modo che tutti possano ottenere un salvacondotto. Tanto non c'è controllo, non esiste videosorveglianza e tutto è lasciato al caso e all'improvvisazione. Qualche villaggio abusivo è smantellato - con enorme dispendio economico per le nostre casse - da Polizia Municipale e Ama ma si riforma il giorno dopo perché tanto non si rischia nulla di nulla.Certo però scoprire un accampamento ben nascosto dentro ad una sede del Comune di Roma inizia ad essere imbarazzante. Questo palazzo, recentemente riqualificato e modificato nelle sue fattezze architettoniche, ospita la Casa della Città. E' il tentativo romano - fatto da qualcuno anche con buona volontà, ma senza i mezzi necessari - di avere anche a Roma un urban center degno di questo nome. Al di là dell'impegno di qualche dipendente comunale, nessuno ci crede e evidentemente la sensazione di pressappocchismo e sciatteria è tale che alcuni hanno pensato bene che nessuno si sarebbe accorto se una parte della struttura fosse stata trasformata in bidonville. E così è stato. L'indizio è un materasso in terra, ma la sorpresa è sopra: un deposito di oggetti che ricopre tutto il soffitto della struttura aggettante. Scarpe, vestiti, scatole. Un grosso guardaroba per diverse persone.