Un’uscita di pessimo gusto, ancor più grave se ricondotta ad una scrittrice di successo come Antonella Cilento che, in una recente intervista alla trasmissione di approfondimento del Tg1, “Billy” andata in onda il 18 Maggio, non ha usato mezzi termini per denigrare in tutto e per tutto Napoli, la sua città: “Napoli nel 1600 è la più grande città d’Europa… È già la metropoli di oggi, è già corrotta, sporca, puzzolente, piena di persone che cercano di imbrogliare gli altri e di imbrogliare anche le donne…”
Aggettivi pesanti come macigni, quasi crudeli e spietati nella successione con cui sono stati adoperati e, ancor di più, considerando l’utilizzo del “già”, come voler sottolineare un parallelo in negativo tra passato e presente. E’ questa la Napoli descritta nel romanzo “Lisario o il piacere infinito delle donne”, con cui Antonella Cilento partecipa al premio Strega 2014. Un paragone tra il 1600 ed oggi che, però, risulta assolutamente insensato e inappropriato. La Napoli del 1600 secondo Antonella Cilento era, dunque, non diversa da quella attuale: una città in cui, secondo la scrittrice, regnava incontrastato il malcostume della corruzione ma anche l’incuria ed il degrado urbano.
Ciò che è giusto sottolineare è il fatto che un paragone del genere tra Napoli del 1600 e Napoli odierna appare fuori luogo, anche in virtù del fatto che, in riferimento a 400 anni orsono, gli usi, i costumi e la cultura sono radicalmente mutati e che nel 1600 anche le altre principali città europee non spiccavano di certo per la pulizia, considerando che esistono numerosissime testimonianze in merito alle condizioni in cui versavano anche città del calibro di Parigi e Londra, con il conseguente dilagare di malattie, epidemie e pestilenze.
Per tale ragione, appare stridente il voler condurre un paragone forzato tra ciò che era e ciò che è attualmente, e che produce l’unico effetto di denigrare ulteriormente (e con un’analisi superficiale, ricorrendo ai soliti luoghi comuni) la Napoli di oggi ed i suoi abitanti che cercano invano di risollevarsi e di distaccarsi dai soliti giudizi pressappochisti. La scrittrice Antonella Cilento ha, dunque, espresso il suo parere ed il suo punto di vista ma, probabilmente, non ha ponderato in maniera appropriata il fatto che le sue parole, dall’alto della sua partecipazione al premio Strega 2014 nella rosa dei dodici candidati, potrebbero avere una risonanza notevole, contribuendo ulteriormente a peggiorare l’immagine di Napoli. Ancor più grave, poi, se tali parole fossero state adoperate “ad arte”, per far parlare di sé e del proprio libro in uscita e per “trainare” la sua partecipazione al premio Strega.
In ogni caso, si è trattato di una clamorosa caduta di stile.