Video, distacco e rinvaso dei keiki di Phalaenopsis

Da Gianni

Era inevitabile. Prima o poi doveva giungere il momento del distacco dei keiki dalla mia pianta di Phalaenopsis e quel momento è giunto: dopo due fioriture di cui una, spettacolare, in contemporanea con la “mamma”, ho deciso di recidere il “cordone ombelicale” (leggi: stelo floreale) che legava i keiki alla pianta madre per poi sistemarli ciascuno in un vaso. Ho optato per realizzare l’operazione in un periodo non proprio adattissimo perché la permanenza dei keiki “bamboccioni” sullo stelo è andata ben oltre il fisiologico tempo necessario alla formazione di un apparato radicale che garantisse loro l’autosufficienza e, per non gravare oltre misura sulla pianta che li ha generati, il distacco non poteva più essere rimandato. E poi è giusto, anche tra le orchidee, che a un certo punto un figlio prenda la sua strada, diventi autonomo, metta su il suo vaso e magari si faccia la propria famiglia, generando – perché no? – a sua volta un keiki.

L’operazione del distacco e del rinvaso dei keiki non è di per sé un’operazione difficile, anzi, serve semmai qualche accortezza in alcuni passaggi un po’ delicati specialmente se, come nel mio caso, le radici aeree delle piccole piante sono cresciute troppo e risultano difficili da sistemare all’interno del vaso.
Prima di procedere nel distacco occorre procurarsi il materiale occorrente alla bisogna:

  • innanzitutto uno o, come nel mio caso, più vasi adatti ad ospitare le piantine;
  • bark in pezzatura fine;
  • sfagno secco;
  • polistirolo tagliato a cubetti;
  • un prodotto fungicida;
  • un paio di forbici ben affilate;

dopodiché si può procedere con l’operazione.
La prima cosa da fare è quella di sistemare il substrato, ottenuto mischiando il bark e lo sfagno in parti uguali; questa miscela risulta essere molto soffice e grossolana, adatta cioè a non traumatizzare eccessivamente una pianta cresciuta libera e che fino al rinvaso non ha sperimentato alcun tipo di substrato. Lo sfagno secco, capace com’è di assorbire acqua, assicura alla pianta una buona riserva idrica per il periodo che le serve ad adattarsi alla nuova situazione. Il vaso non dovrà però favorire il rsitagno di acqua e per questo, nel prepararlo al rinvaso, è necessario sistemare sul suo fondo un generoso strato di polistirolo debitamente tagliato in piccoli cubetti.
Una volta sistemato il polistirolo nel vaso si passa al taglio del keiki. Aspetto fondamentale: il keiki non deve essere staccato direttamente dallo stelo floreale ma reciso con un segmento dello stelo stesso tramite un taglio sopra e uno sotto il punto di unione. Prima di effettuare i tagli è altresì importante sterilizzare le forbici, o con un prodotto apposito oppure passandole su una fiamma come ho fatto io con il fuoco di un fornello, più che sufficiente allo scopo.
A questo punto, per non rischiare l’insorgenza di marciumi, è bene disinfettare le ferite da taglio con un prodotto fungicida specifico per poi passare al rinvaso vero e proprio delle piantine. L’operazione è forse quella più delicata di tutto il procedimento soprattutto se, come nel mio caso, le radici sono cresciute un po’ troppo. Si prende la pianta e la si introduce molto delicatamente nel vaso disponendo e piegando al suo interno le radici e facendo attenzione a non romperle; all’apparenza la cosa può sembrare difficile ma bastano pochi minuti e si sistema il tutto. Trovata la posizione giusta si procede come in un normale rinvaso aggiungendo un po’ di substrato alla volta, aiutandosi con le dita e picchietando il vaso per farlo assestare, il tutto sempre con la massima delicatezza; via via che si aggiunge il substrato controllare che tutto lo spazio all’interno del vaso si riempa uniformemente e che la pianta, durante l’operazione, si mantenga nella giusta posizione.
Una volta riempito il vaso il gioco è fatto, non bagnate però subito le piantine ma aspettate almeno 12-14 giorni, periodo che serve per stimolare l’ormai ex keiki a produrre nuove radici. Per quanto riguarda la pianta madre invece ho tagliato lo stelo appena sopra il secondo nodo, operazione che di solito stimola la produzione di un nuovo stelo, operazione effettuata anche su uno dei keiki che portava ancora lo stelo della fioritura precedente.

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