Una sorta di testamento intellettuale o, semplicemente, delle scuse pubbliche nei confronti di Luca. Perché è proprio il rimpianto che brucia nelle potenti parole di Eduardo: il rimpianto per quel figlio cresciuto da solo “Nel gelo delle mie abitudini teatrali”. Così De Filippo racconta la sua vita familiare, sacrificata completamente sull’altare del teatro al punto che “Sono cresciuti i figli e non me ne sono accorto”.
Poi, quasi con vergogna, l’artista parla dell’importanza del figlio, di come senza di lui sarebbe morto molto tempo prima. Con forza ricorda di non aver mai presentato al mondo Luca, di non averlo mai introdotto nel suo mondo, anzi: “Non ne ho mai parlato, si è presentato da sé: è venuto dalla gavetta, dal niente.” Eduardo conclude l’ultimo suo “monologo” con la sua solita poesia, con un saluto che sembra tanto un addio al mondo: “Il mio cuore sul palco ha sempre tremato, trema anche stasera e tremerà sempre, anche quando si sarà fermato“. E trema anche Napoli.
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