© Joel Barbitta
La questione è sempre la stessa: la tecnologia ucciderà la carta? Ma qui si va ancora di più nel dettaglio: il web ucciderà le guide di viaggio? Naturalmente sappiamo cosa ha fatto riaccendere il dibattito, ovvero le recenti notizie di difficoltà in cui versa Lonely Planet, un marchio storico, un’icona dei travel books (qui un articolo di Internazionale ed uno del Corriere.it che approfondiscono l’attualità). E se è lei a soffrire i tempi moderni, viene da chiedersi, è crisi davvero.
Perché dici Lonely Planet e dici guida di viaggio, per lo meno a livello di popolarità e riconoscimento universale, perché poi non è che sia l’unica e sempre la migliore (io, personalmente, preferisco le Routard, di gusto più europeo, più disincantato anche se vuoi, ma appunto si tratta di gusti, ed ognuno ha la sua guida del cuore).
Non sono un’esperta del settore per poter analizzare cosa stia succedendo davvero, posso però mettere insieme dei numeri che ne danno il senso.
In un vecchio articolo del National Geographic Traveller (qui il link alla versione originale, che vi consiglio di leggere perché affronta l’argomento delle guide di viaggio in maniera molto interessante), ad esempio, si parlava di un calo degli acquisti del 60% negli ultimi otto anni nel Regno Unito, e di un’indagine secondo cui solo il 20% degli acquirenti di oggi pensano di fare affidamento ancora così tanto sulle guide in futuro.
Allarmante, anche se qui non si fa distinzione tra guide cartacee e loro versioni elettroniche. Che andrebbe ancora bene. Il vero punto di non ritorno sarebbe l’abbandono del “libro” in favore di app, siti, portali di recensioni, insomma di tutti quegli strumenti di cui oggi possiamo usufruire con enorme facilità, e che devono la loro fortuna al fatto di essere scritti da “gente come noi” (non giornalisti, non esperti, ecc ) e, dunque, si pensa in una facile equazione, più affidabili (ma gli addetti ai lavori conoscono bene gli scandali legati alle presunte recensioni comprate, o false, su quel TripAdvisor croce e delizia di albergatori e altri).
Sette anni di declino
C’è una fonte interessante che monitora lo stato di salute dell’editoria turistica internazionale, ed è il Nielsen BookScan Travel Publishing Year Book. Purtroppo non sono ancora riuscita ad ottenere i dati aggiornati al 2013, ma commentando i dati dell’anno scorso il curatore dello studio (che ha una mole da 400 pagine e più), Stephen Mesquita, parlava di sette anni di declino, ma non per tutti. “Ad avere la peggio di fronte all’avanzata web sono le mappe e le guide più classiche, quelle che ti dicono dove dormire, dove mangiare, ecc – ha spiegato -. In Gran Bretagna le loro vendite si sono dimezzate in quest’arco di tempo”. Negli Stati Uniti, dal 2007 le vendite delle travel guides sono crollate del 40%, causando ai “big five” – Lonely Planet, Frommer’s, Dorling Kindersley, Avalon e Fodor’s – una perdita globale di 47 mln di dollari”.
Niente sostituisce il racconto
Si viaggia meno a causa della crisi, e questo può essere banalmente uno dei motivi per il calo degli acquisti di guide turistiche. Ma ovviamente non basta. Ci sono i portali, i blog, le App, i motori di ricerca e di comparazione, le fonti di informazione cui attingere ormai sono innumerevoli, anche perché ormai sono sempre più comuni i mix e i contenuti editoriali sbarcano sui portali di e-commerce o di comparazione (ricordo ancora ad esempio la prima volta in cui mi sono imbattuta nella parola “info-commerce”, era il 2011 ed il portale Easyviaggio comunicava la sua nuova veste ricca di rubriche e reportage, quasi un magazine insomma, intorno al motore di ricerca).
Ma personalmente non credo che questa seconda via possa assorbire tutto. Certamente, è così per tutte quelle informazioni pratiche – dove dormire, ove mangiare, e così via – per le quali ovviamente la “carta” non è più efficace come prima. Per tutto il resto, però, piuttosto possono essere scelte complementari. L’immediatezza e l’approfondimento. Le pillole e il racconto. Il web e la guida, ecco, due letture differenti.
Ma dovrà essere per forza selezione naturale?
E io che sui libri sono un po’ retrò ci aggiungo anche la semplicità di consultazione (e volete mettere il piacere di sfogliare le pagine?). Insomma, editori di guide turistiche, tenete duro. Non lo dico io, lo dice proprio Stephen Mesquida, al quale ho chiesto cosa ne pensasse dei rumors intorno alla crisi di Lonely Planet. “Il mio consiglio, a loro ed agli altri, è: aspettate, rimanete lì - ha detto -. Ci sono segnali che nel 2013 il mercato si stia lievemente stabilizzando: le vendite delle guide cartacee di Lonely Planet negli Usa e in Gran Bretagna, ad esempio, sono cresciute del 7% rispetto ai primi mesi dell’anno scorso. Questo anche perché molti attori sono usciti dal mercato e ciò significa che l’offerta si fa più chiara, e stanno emergendo i più forti”.
Selezione naturale, dunque. Io però ai più forti ci aggiungo anche le chicche, le piccole guide che hanno saputo rinnovarsi, quelle che hanno trovato il modo di raccontare tagli originali e punti di vista inconsueti.