In onore dei suo 791 compleanno l’Università di Napoli Federico II ha organizzato una serie di eventi. Dopo la partecipazione di Jovanotti, è stato il momento di Paolo Sorrentino, al quale l’Università ha conferito una laurea ad honorem in quanto “uomo di cinema, dagli interessi non comuni nell’ambito della cultura musicale e figurativa, riversati nelle raffinate partiture audio-visive delle sue opere”.
La laudatio è stata affidata a Corrado Calenda, docente di filologia moderna, e si è svolta ieri nell’aula magna dell’edificio centrale di via Mezzocannone. “Autore, anzitutto, dei soggetti e delle sceneggiature di tutti i suoi film – lo ha esordito Calenda, evidenziando come tratto decisivo – L’appassionata vena di Sorrentino scrittore, da lui stesso più volte segnalata come tratto essenziale, e all’origine dei due romanzi in cui conferma autonomamente il talento. Le sue risorse creative partono dall’invenzione di un potente personaggio entro singolari trame narrative in cui si contaminano, con sovrana disinvoltura, trash e sofisticherie, psicologie elementari e psicologie complesse, ritratti d’ambiente e impegnative riletture della storia recente. E il personaggio viene subito reso memorabile, scolpito dal nome scelto con brillante intuito: il doppio Antonio “Tony” Pisapia, antenato trasparente del letterario Tony Pagoda, Titta Di Girolamo, Geremia de’ Geremei, Cheyenne, Jep Gambardella”.
Continua il docente esaltando la critica di Sorrentino alla società e la politica moderna:“Con la stessa perizia, la ricostruzione di alcune delicatissime trame della recente vita politica italiana viene affrontata con le armi del grottesco e del parodico; i temi più cupi affiorano nello sviluppo di una vicenda edipica scandita da un’elaborata sequenza musicale; un anonimo profilo psicologico e una fredda ambientazione claustrofobica si agganciano a remote infamie, con effetti di acuto straniamento”.
Infatti, la lezione che il premio Oscar ha regalato agli studenti verteva proprio sul difficile passaggio fra scrittura e regia definendo il cinema come un Munaciello, un trucco, un illusione:“Per vivere e per scrivere serve il trucco. Ma, esattamente, come un mago i trucchi non ve li dirò. Scrivere è anche una pulsione a mettere ordine nel caos, per poi scoprire che mettere in ordine è una illusione. Ma noi non ci stanchiamo mai di illuderci… Ho cominciato a cercare un universo di trucchi mosso da frustrazione, malinconia e perdita prematura della spensieratezza. Dopo mia moglie e i miei figli, cinema e scrittura sono il modo di illudersi di afferrare la spensieratezza perduta. Io mi illudo – conclude – che la spensieratezza dei miei attori sia la mia”.