Video. Perchè a scuola non insegnano la vera storia del Mezzogiorno?

Creato il 04 settembre 2014 da Vesuviolive

Molto spesso più si studia, e si conosce, il Mezzogiorno e più si apprezza il fatto che fosse foriero di primati mondiali e sentieri di modernità, e di modernizzazione, unici nel suo genere in Europa e nel Mediterraneo, come nel Mondo, ma questo non è insegnato nelle scuole come nelle università.

Perché questo? Perché sin da piccoli, sin da quando siamo giovani menti affamate di conoscenza e formazione, siamo educati al Risorgimento italiano e alle rovine meridionali? Perché i reali borbonici e duosiciliani sono presentati come un casato reale retrogrado e di secondo ordine?

Non daremo risposte classiche ma ragionate, e lo faremo arricchiti sia da una conoscenza della storia controcorrente sia con la psicanalisi politica dei soggetti che la hanno caratterizzata e incarnata; non partiremo, dunque, come solitamente si fa, da un inizio nelle profondità della memoria, ma a partire dal presente, dall’attualità. Un modo più rigoroso per capire l’ideologia denigratoria e mercantilistica con cui il Nord Italia per 150 anni ha fatto a pezzi l’identità meridionale e ha colonizzato e saccheggiato la Sicilia come il continente, svetta davanti a noi: l’Europa dell’Euro e la sua crisi.

Attualmente l’Europa è in crisi in quanto, per ragioni che non snoccioleremo qui, negli anni ’90 si è proteso per un modello di integrazione rigido e violento usando gli strumenti economici e giuridici, “militari” addirittura, e boicottando completamente il dato politico. Sotto, principalmente, il segno di una unione monetaria si è tentato di unire l’Europa senza porsi prima di tutto la scocciatura del sangue e delle lotte legate alla costruzione, e l’affermazione, di un’identità politica comune, la quale potesse poi essere costituente ed economicamente unificante. Oggi subiamo la miseria della disoccupazione e della precarietà, la riduzione del nostro tessuto industriale, l’indebitamento, i flussi migratori, “campagne dei paesi virtuosi (in surplus) del nord contro gli sciagurati del sud (in deficit)”, molto similmente a come si verificò nel caso del meridione d’Italia: cioè a cavallo di una volontà autoritaria e antidemocratica, che a suon di mercantilismo e ideologia delegittimante ha imposto un modello d’integrazione a totale vantaggio del centro-nord, spoliticizza le masse subalterne, e soprattutto i lavoratori meridionali, mantenendo la disomogeneità e le barriere sociali tipiche di ogni stato nazionale (e tutto a vantaggio del nord Europa). In uno stato di crisi mondiale il modello valutario, giuridico ed economico, di integrazione distrugge l’Europa, con un alto costo sociale riduce ai minimi termini la possibilità di un’alternativa seriamente politica di unificazione, in virtù di pretese egemoniche di economia e potenza.

150 anni fa i Savoia, con l’aiuto del popolo francese, della corona britannica, della massoneria internazionale, della corruzione, e di una mai depositata dichiarazione di guerra, scelsero un modello integrativo molto simile. Non pensarono di costruire prima di tutto gli italiani e poi l’Italia, cristallizzando intorno a ciò che accomunava i popoli d’Italia (lingua, storia, stati sociali, educazione, etc), e le possibili riforme del lavoro, della fiscalità, della cittadinanza, una soggettività, un’identità unitaria forte (processo questo che avrebbe richiesto almeno un altro secolo), ma all’opposto una svolta repentina per la distruzione e la disunità degli italiani.

L’ideologia denigratoria del Risorgimento e il saccheggio del Mezzogiorno furono gli strumenti più iniqui, e cinici, ed ebbero effettività sin da quando le truppe garibaldine risalirono la penisola. I nostri figli studiano di una monarchia rozza e cafona, di un regno arretrato e incivile, povero e miserabile, per distruggere l’identità duosiciliana e ricostruire dai suoi frammenti un’unità italiana, più un’affare da mercato che una sfida politica.

Il risorgimento è la falsa rappresentazione con la quale si decise d’integrare l’Italia spoliticizzandola, indebitando e depauperando il Mezzogiorno, arricchendo il Settentrione, dandole una rigida struttura giuridica. Con lo strumento dell’invenzione politica, che a volte è anche questo, si è scelta la possibilità di una identità politica e storica fragile (il fenomeno lega o secessionista neoborbonico sono solo gli esempi più recenti) per una integrazione, una unione territoriale, giuridica, economica, dell’Italia; inutile dire che, come l’Europa dell’Euro, si è dimostrata fallimentare e dispensatrice di maggiori disomogeneità e sofferenze.


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