Abbiamo trovato questa rara intervista a Totò, o meglio, ad Antonio De Curtis, che ha avuto luogo nella sua casa di Roma dopo essere stato festeggiato da Napoli e dalla Sanità, ‘o Rione, dove è nato e ha vissuto per quasi venti anni. È un De Curtis allegro e sorridente quello che parla dell’affetto dei napoletani, un momento per lui commovente: “È stata una commovente, una cosa bella, mi sarei abbracciato tutti i Napoletani, uno alla volta“.
Il Principe parla della sua carriera che, nel momento in cui parlava, era lunga 43 anni, di cui 25 al cinema. Dopo la Commedia dell’Arte, il teatro, la rivista, le macchiette e così via, arrivò il successo sul grande e piccolo schermo, al punto da girare decine di film: Il comandante è quella che stava realizzando in quel periodo, il film drammatico che è stato il suo centesimo. Interessante inoltre quanto dice a proposito di Totò, il suo alter ego, quello che tiene rinchiuso in cucina e alle spalle del quale vive: “Io vivo alle spalle di Totò, lo sfrutto. Lui lavora, e io mangio”. “Ma le pare bello?”, chiede il giornalista, e pronta è la risposta: “E si capisce che mi pare bello!”.
Poi la recita della poesia che aveva scritta da poco, ‘A livella, quella che sarebbe diventata la più celebre da egli scritta, e infine il passaggio in cucina a trovare Totò che mangia col pappagallino: “Quello lì? Il Principe De Curtis? Lo odio!”.