È di circa 11 ore fa lo status postato sul profilo pubblico di Facebook di Roberto Saviano, personaggio pubblico divenuto famoso per i suoi scritti giornalistici e per i suoi romanzi d’indagine contro la camorra e la realtà economica e politica dei fatti del territorio napoletano.
“Domani alle primarie Pd in Campania non andate a votare. Questo è il mio consiglio” scrive sul suo profilo e subito scattano le polemiche i tantissimi commenti dei suoi circa 2156911 followers su FB; circa 12mila like al suo video in cui con veemenza cerca di dissuadere gli elettori a recarsi alle urne per le primarie del Pd: il diritto al voto veicolato dai sospetti delle elezioni e dei voti già “decisi e venduti”; episodio saliente è quello pubblicato da Il Corriere del Mezzogiorno: a Ercolano le prime indagini per appurare il motivo legato al boom di iscritti per il candidato sindaco, si sospetta infatti che nella lista ci siano anche tantissime persone legate a clan.
“I candidati sono espressione della politica del passato. Queste elezioni saranno determinate da voti di scambio. Pacchetti di voti sono pronti ad andare a uno o all’altro candidato in cambio di assessorati. In più saranno determinanti gli accordi con Cosentino. Le primarie Pd avrebbero dovuto essere strumento di apertura e partecipazione, ma così non è stato, come è accaduto già nella regione Liguria. Sino a quando non esisteranno leggi in grado di governarle, saranno solo scorciatoie per gruppi di potere. Non legittimiamole, non andate a votare” questo è il caloroso appello di Saviano; ma spontanea sorge una domanda: è giusto che per far sentire il malcontento popolare si rinunci a uno dei diritti dell’uomo più importanti, il voto, espressione di libertà? Un diritto per il quale il popolo nella storia ha combattuto aspramente? Veramente non presentarsi alle urne, non compiere il proprio dovere di buon cittadino è l’unico modo per farsi sentire? È davvero un mezzo efficace?
In ogni lista elettorale in modo silente e vascolarizzato, possono penetrare personaggi collegati ad ambienti camorristici e il Pd ha risposto per le rime affermando che: “Il Partito Democratico non consentirà mai che il tesseramento a Ercolano possa essere inquinato dalle adesioni sospette; il tesseramento a Ercolano è stato già congelato in via precauzionale. Tutta la documentazione è stata acquisita dalla segreteria provinciale e messa a disposizione dell’Ufficio adesioni provinciale che, in collaborazione con il circolo locale, provvederà a vagliarla con il massimo rigore per verificarne la regolarità”. Le indagini conoscitive vanno avanti quindi grazie alla Procura e ai Carabinieri in vista delle primarie dell’8 marzo che dovranno scegliere il Primo Cittadino. In quelle liste spiccherebbero cognomi legati alle cosche dei Papale, Birra, Zirpoli e Durantini; 36 in particolare le firme legate ai clan al setaccio degli investigatori.