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Video You Tube dell’Istituto Luce – Esplorazione dell’ Alta valle del Secchia 1954

Creato il 08 luglio 2012 da Andrea Scatolini @SCINTILENA

La speleologia dell’Emilia Romagna, dopo il periodo pionieristico del XIX, secolo, caratterizzato da singoli studiosi come Brizio, Cappellini, Chierici, Scarabelli, Zauli Naldi o da appassionati come Orsoni e l’Abate Ferretti, si organizza all’inizio del ’900 con la nascita in Bologna della Società Speleologica Italiana (18/3/1903).
I componenti di questa Società, tra cui Gortani, Alzona e in modo particolare, Trebbi, agiscono però quasi esclusivamente nel bolognese, effettuando interessantissime e fondamentali ricerche sul carsismo nei gessi (Bertolani, 1986).
orre attendere la formazione dei Gruppi Speleologici perchè la ricerca e l’interesse per la speleologia ritornino sul territorio reggiano. La formazione del primo di essi: il Gruppo Speleologico Emiliano Romagnolo, vede i Soci Fondatori riuniti, il 21 Giugno 1931, alla grotta Santa Maria Maddalena, nei calcari arenacei, sotto la cima del Monte Valestra, in provincia di Reggio Emilia (Malavolti, 1952).
Questa cavità saràOcc la N. 1 del Catasto dell’Emilia-Romagna e sarà oggetto di pubblicazioni sulla geomorfologia (Montanaro, 1932) e sulla fauna, che vede una specie endemica di coleottero troglobio: il “Duvalius Menozzii” (Menozzi, 1933).
L’attività speleologica condotta nel reggiano prevalentemente ad opera del Gruppo Speleologico Emiliano e particolarmente da Fernando Malavolti, Rodolfo Salis e Salvatore Mascarà, è riportata in relazioni di attività (Malavolti, 1935-1939) e in una pubblicazione sul carsismo nei calcari arenacei (Malavolti, 1943).
In questo periodo vengono individuate, rilevate e catastate numerose cavità nei gessi messiniani e nei calcari arenacei del M. Valestra e della Pietra di Bismantova.
Il secondo conflitto mondiale interrompe l’attività in tutta la Regione, che riprende, in modo organizzato, solo nel reggiano, sempre per opera del Gruppo Speleologico Emiliano, che ha perduto la denominazione di “Romagnolo” essendosi costituiti Gruppi in Romagna.
Sono sempre oggetto di ricerca speleologica i gessi collinari, sia le evaporati triassiche della alta Val di Secchia, una formazione pressoché inesplorata.
Siamo ancora in un’epoca in cui è possibile trovare a decine le nuove grotte; una campagna di ricerca svolta dal 1945 al 1947 porta ad individuare e a catastare 76 cavità nelle sole Evaporiti del Trias (Malavolti, 1949).
Anche in queste grotte viene rinvenuta una fauna troglobia endemica, rappresentata principalmente dal Coleottero “Duvalius Guareschi” e dal Miriapode “Manfredia Guareschi” (Guareschi e Moscardini, 1948-1949). In quest’area carsica vengono individuate anche entità botaniche rare, di grande interesse ecologico e fitogeografico (Bertolani Marchetti, 1949).
Alle pubblicazioni sull’alta Val di Secchia se ne aggiungono altre sui gessi collinari (Malavolti et al., 1954) e sulle grotte del Valestra (G. S.E., 1958).
Notizie su cavità reggiane escono anche sul Bollettino del Gruppo Grotte “Pellegrino Strobel”, sorto a Parma nell’anno 1950, che svolse in quegli anni attività anche in territorio reggiano (Frattini, 1956).

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