Videodrome

Creato il 22 marzo 2014 da In Central Perk @InCentralPerk
Once Upon a Time -1983-
Giusto una settimana fa nella blogosfera si è celebrato il David Cronenberg Day, cosa che mi ha fatto realizzare quanto poco avevo visto di un regista definito dai più cult e imperdibile.
Rimasta inquietata ma allo stesso tempo affascinata dalla sua estetica e dai temi trattati in Crash, ho quindi deciso di recuperare qualche altra sua pellicola, a partire da quello definito sempre dai più il suo capolavoro.

Affrontare un film che ha un'etichetta simile non è mai cosa semplice, soprattutto se hai qualche problema di stanchezza durante la visione.
Ma a conti fatti, e in tutta onesta, posso ben capire quei più che definiscono un film folle e allucinante, che proprio sulla follia e sulle allucinazioni si basa, un capolavoro.
Anche se per me non lo è.
Il trip in cui Cronenberg ci trasporta è quello di un uomo affascinato dalla violenza e dalla pornografia, proprietario di un canale televisivo che proprio questo trasmette e che vorrebbe spingere ancora più in là in suo pubblico e i suoi prodotti. Simbolo di una società malata, Max Renner troverà nei videodrome pirata captati grazie ad un tecnico, una droga e una chimera da svelare, iniziando così la discesa in un pericoloso vortice.

Difficile approfondire di più la trama, perchè quello che si svolge davanti agli occhi dello spettatore è un continuo mescolare realtà e finzione, sogni, incubi, allucinazioni con quella che forse è la vita vera. Il confine labile in cui Max si trova, mette in dubbio la stessa percezione del pubblico, portata a confrontarsi così con se stessa.
Il lavoro di Cronenberg, che ancora una volta riflette sulle dipendenze dell'uomo dalle macchine, mostra mostruose mutazioni e fusioni della carne del suo protagonista, con squarci e spaventose protesi senza mai cadere nel ridicolo e nel trash che una simile storia, e una simile messa in scena, potrebbero portare. Merito anche di un veramente in forma James Woods, che sostiene l'intero film, accompagnato alla musiche ricche di inquietudine e di fascino di Howard Shore.
Arrivata frastornata al finale, esplosivo e che lascia a bocca aperta, il film ha ovviamente continuato ad essere sezionato nella mia mente, senza arrivare a chissà quali conclusioni.
Ammetto quindi la mia incapacità a capirlo davvero, e pur capendo invece chi si è trovato di fronte ad un capolavoro, faccio un passo indietro, trovando i miei gusti giusto un po' distanti da quelli di David e le sue ossessioni.
La speranza, ora, è trovare più soddisfazione e meno insano turbamento con le altre visioni, anche se i dubbi iniziano già ad affiorare.

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