Videogiocatore professionista svela giro di scommesse illecite e tenta il suicidio

Creato il 13 marzo 2014 da Edoedo77

Non vorremmo mai scrivere un articolo di cronaca nel nostro bel mondo videoludico fatto, al massimo, di polemiche sulla risoluzione più o meno alta di un gioco o di sfottò tra i sostenitori di una piattaforma e l’altra.

Tuttavia, accadano alcuni fatti gravissimi che devono essere riportati. E noi non ci tiriamo indietro. Parliamo, così, del giocatore professionista sudcoreano Cheon Min-Ki conosciuto come Promise, AD Pimir e patience. Min-Ki ha infatti svelato un giro di scommesse illegali ed ha successivamente tentato il suicidio buttandosi dal dodicesimo piano di un edificio.
Attualmente si trova in coma, in gravissime condizioni definite critiche. Ne dà notizia Kotaku ma anche il web ha in queste ore riportato l’incredibile episodio.

Il suo team di League of Legends, l’AHQ, infatti, sarebbe (mettiamo il condizionale comunque) stato finanziato tramite queste scommesse, all’insaputa dei componenti del gruppo. Una volta scoppiato lo scandalo, il giocatore ha visto la sua carriera collassare con conseguenze nefaste.

“Quando costituimmo il team – ha spiegato Min-Ki in un intervento tradotto e postato su Reddit – ci venne detto che AHQ ci avrebbe sponsorizzato con denaro e computer. Non sapevamo che in realtà ci avrebbe fornito solo l’equipaggiamento con il nome dello sponsor. Il nostro manager Noh Dae Chul ci ha mentito e ha chiesto un prestito per pagarci da vivere, da mangiare, darci i computer e anche i nostri stipendi”.

Ed ha continuato:

“Aveva intenzione di piazzare scommesse illegali sui nostri incontri e utilizzare i soldi delle vincite per ripagare il debito contratto e guadagnare denaro”.

Il team, una volta vinte diverse competizioni, sarebbe stato convinto con l’inganno dal manager a perdere di proposito alcune partite, pena, stando a quanto diceva Dae Chul, la squalifica da diverse competizioni.
Quando la squadra comprese quello che stava accadendo e cominciò a ribellarsi, Dae Chul cominciò a vendere gli averi del gruppo, inclusi i computer utilizzati dai giocatori per fare pratica.

E poi ha concluso così:

“A causa di tali eventi la mia carriera professionale poteva dirsi conclusa. Dopo essermi allenato al meglio delle mie possibilità per un anno, tutto quello che era rimasto era una sensazione di vuoto”

Il reo confesso rischia anche una denuncia per frode, oltre alla vita per il suo gesto.

Le autorità competenti e la succursale sudcoreana di Riot Games, sviluppatore di League of Legends, stanno attualmente investigando per fare chiarezza su questa (tremenda) vicenda.


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