Videogiochi violenti: respinta la legge della California che ne proibiva la vendita ai minori

Da Leragazze

La Corte Suprema USA lunedì scorso ha respinto, sulla base del Primo Emendamento, quello che garantisce la libertà di espressione, una legge della California che vietava la vendita di videogiochi violenti ai minori di 18 anni.

Per violenti la legge intendeva quei giochi che fanno vivere ai giocatori situazioni in cui si uccide, si mutila, si smembra o si assale sessualmente un’immagine di essere umano, in un modo offensivo, deviante o morboso e in assenza di qualsivoglia valore letterario, artistico, politico o scientifico. La pena prevista per i venditori era di 1000 dollari.

Le motivazioni della decisione della Corte Suprema sono diverse. Una è che le rappresentazioni della violenza non sono soggette a regolazione governativa. D’altra parte, osservano i giudici, anche le favole dei fratelli Grimm sono feroci e violente, ma nessuno ha mai pensato di proibirle.

Inoltre, come osserva uno dei giudici, non vi sono dubbi che uno stato abbia il legittimo dovere di proteggere i bambini, ma questo non deve comportare la limitazione delle idee alle quali i bambini possono essere esposti.

In ogni caso, secondo molti ricercatori non è stato mai dimostrato che i videogiochi violenti provochino danni psicologici o neurologici nei bambini, né che li rendano più aggressivi e più portati a far del male ad altri.

Il senatore firmatario della legge californiana ha commentato che “la Corte Suprema, ancora una volta, ha anteposto gli interessi delle aziende a quelli dei nostri figli”. Da notare che ogni anno negli USA vengono venduti videogiochi per uso domestico per oltre 10 miliardi di dollari.