Vieni a dirmelo

Creato il 17 gennaio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Puoi amare ciò che ti fa male? É accanimento. Tu non ti accanisci, non con la verità, almeno. Hai preso la macchina con il cambio automatico perché ami le cose semplici. Non ti piace farti i selfie perché i sorrisi non vengono mai abbastanza grandi, non hai mai fatto le extension, sei una che aspetta. Una che non riavvolge niente, che non vede un film romantico per la seconda volta e si veste senza guardare Elle. Ascolti ancora i cd su cui c´è stampato “Parental control” come quando avevi diciasette anni, e ami “Piccole donne”. Hai camminato fino a sperare che la strada fosse finita, ma è un attimo per smettere di smettere, basta capovolgere tutto. Le strade hanno un altro lato, quello che le erbe spaccano germogliando. Con la voce del silenzio l´hai chiamata speranza.

Lasci tutti sulla porta, lasci tutti a bocca aperta. Dal momento che girare un cancello non vuol dire separarsi da ciò che c´era prima. Una penna bic sulle labbra e sei sexy, una tra i capelli per uno chignon veloce e sei chic, una penna mentre scarabocchi al telefono e sei imprevedibile. É una vita di “mezzo zucchero” e di sporcarsi le maniche di benzina al self. É la vita che ti sceglie i tornanti, noi scegliamo solo il modello di navigatore. E questo ti piace. Che nessuno ti vede quando salti sul divano o quando piangi, quando chiudi gli occhi in autostrada che tutto è dritto, pensando che peggio non può andare. E come hai fatto a pensare che un drink si trasformasse in amore, se poi la lavatrice toglie le tracce dalle lenzuola e tutto torna come prima.

Dammi una mano. Fammi un lifting al cuore. Fammi il piacere. Non hai riempito gli asterischi, hai cancellato i messaggi senza leggerli, poi ti sei pentita. Ti sei data della stupida. Dopo la puntata di Sex and the city hai cambiato idea, tu l´hai sempre saputo che sei una cima in fatto di orgoglio e che è quello che alla fine ti salverà. Sono le luci al neon degli ospedali che ci ammazzano, è l´aria viziata di sufficienza degli uffici che ci portiamo a casa, le gonne troppo corte che salgono come ascensori in un condominio disabitato. Alla fine, nessuno scappa. Quella morte, la morte sua, tutti morti di vita. Le labbra di un uomo in leasing, la guerra contro le emerite teste di cazzo, il disprezzo dei colleghi sessisti, le persecuzioni di quelle mezze calzette che si è rifiutati, le bugie delle amiche invidiose, quelli che “sarebbe meglio che”, chiudere le ferite a mano. Puoi amare ciò che ti fa male? Scavalca, esci fuori e vieni a dirmelo.



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