Quattro anni fa, il boss e Raduano minacciorono la vittima dicendogli che se non avesse provveuto al pagamento del pizzo, i due avrebbero aperto un’attività concorrenziale nella stessa zona. L’imprenditore lasciò cadere tutto, così Notarangelo e Raduano chiamarono i clienti della vittima, distributore di apparecchi da gioco, per imporre il noleggio delle loro macchinette.
Per via della minaccia portata a termine, l’imprenditore che si era visto sfuggire la clientela, ha ceduto, nella primavera del 2008, all’estorsione operata dai due, pagando 800 euro al mese. Nel 2010, l’uomo chiese coraggiosamente a Notarangelo, di rivedere la sua posizione rinegoziando la rata del “pizzo”.
Il boss per tutta risposta gli incendiò tre auto e “sequestrò” un camion che la vittima ha riavuto solo dopo il pagamento della somma. Esausto, l’imprenditore ha denunciato Notarangelo e Raduano.
Durante la conferenza stampa di questa mattina, il procuratore antimafia di Bari, Antonio Laudati, ha voluto elogiare il coraggio di chi ha denunciato la situazione: «Un plauso particolare va al coraggio straordinario di uomini prima ancora che imprenditori e commercianti che hanno voluto dar vita a Vieste a una delle più attive associazioni anti-racket presenti sul territorio nazionale, in un momento in cui era più forte l’offensiva sferrata dai criminali. Difficile dimenticare – continua Laudati – l’ assassinio dei fratelli Piscopo, operatori turistici proprio di Vieste. Oggi Vieste, il Gargano, non è più terra di nessuno, preda di clan mafiosi che con la violenza e la paura hanno imposto un clima di omertà per tanti anni. Oggi Vieste e tutto il Gargano sono un esempio di uomini e donne coraggiosi che ha alzato la testa e deciso di essere al fianco della Squadra Stato».