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Vietato il saluto romano, l’ha deciso la Cassazione. Finalmente qualcuno che pensa a Corada, vittima predestinata del terribile Zanolli

Creato il 17 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

C’è veramente da tirare un sospiro di sollievo. Sì, per quanti errori abbia fatto l’ex sindaco Gian Carlo Corada non può essere trascinato dal suo direttore (Vittoriano Zanolli, giornale La Provincia) anche a certe cose, parlando di Voltido e di quei maledetti simboli fascisti che non valgono nulla e che Zanolli mette sullo stesso piano dei monumenti ai Caduti della Resistenza, no, no, no. C’è un limite a tutto. Il fascismo non è una faccenda del passato, ma di oggi. Lo dice la Cassazione, e con essa sicuramente anche Corada, che finalmente ha un punto di riferimento assai fresco di stampa, efficace, brillante, facile e vincente in ogni conversazione, se mai capitasse, col suo direttore. Corada infatti merita rispetto. Suo padre la Resistenza non l’ha fatta? L’ex sindaco, nel bene e nel male, coi suoi pregi e qualche difetto, va tenuto da conto. E per fortuna c’è la Cassazione. Niente gestacci con quel braccio che scatta sempre all’insù come un per un difetto di fabbrica. Cos’hai da alzare il braccio? Ma chi fai finta di salutare? Ma come il fascismo è storia? No, è reato, col cavolo che appartiene al passato, è vietato, vi-e-ta-to!

Che liberazione! Altro che Berlusconi che rientra, la Merkel che, siccome è democratica, se ne frega perché pensa ai vantaggi di un disastro dell’Italia, l’Imu che cambia nome ma resta lo stesso. Almeno il braccio resterà giù, aderente il fianco. E niente slogan razzisti e fascisti.

Già la Costituzione, disposizione XII, vietava certe brutte cose, come rifare il partito fascista e certi scherzi contrari a ogni senso della morale. Adesso anche gli ermellini scendono in campo e forse anticipano, senza volerlo, certe vogliazze che non passano mai. Così afferma l’agenzia Agi:

Va condannato chi fa il saluto romano, inneggiando al razzismo e al fascismo. La sesta sezione penale della Cassazione ha per questo confermato la pena inflitta dalla Corte d’appello di Firenze ad un 50enne che, in concorso con altre persone, durante una “pubblica riunione”, aveva effettuato il saluto romano scandendo “slogan inneggianti al razzismo e al regime fascista”. La Suprema Corte, con la sentenza n.35549 depositata oggi, ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’uomo, secondo cui non vi era certezza che il soggetto ritratto nelle foto da cui era scaturita l’indagine fosse proprio lui…


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