Saranno almeno 40.
Qualcuno è arrivato da solo, altri in gruppi di due o tre. Alcuni vestiti di tutto punto, altri con abiti da casa nascosti sotto il cappotto 'annaccovamiseria' per non rischiare di arrivare tardi. Non dicono una parola, con lo sguardo basso attendono il loro turno. I piedi leggeri per la fretta e il cuore pesante per l'attesa e la delusione: pensavano tutti di non trovare nessuno a quell'ora.
Anche lui è in attesa con gli altri. L'aria distinta, il viso delicato, il cappotto abbottonato fino al mento, il berretto a riparare la testa dal freddo pungente, aspetta in fila come gli altri. Istintivamente se ne andrebbe, ma sa che a casa sperano in lui.
Davanti a quella fila che si allunga man mano che il buio lascia spazio alla luce del giorno, altri uomini e donne corrono di qua e di là, frettolosi, trovando l'energia per portare avanti un progetto ambizioso: dare a ognuno di quelli che sono in attesa la propria parte.
E mano a mano ognuno esce con il proprio pacco.
Dopo due ore di attesa anche lui è riuscito ad accaparrarsi il suo. L'ultimo.
Dopo di lui gli altri sono stati rimandati indietro a mani vuote.
Con quel trofeo che sa di miracoloso lui è tornato a casa, e ai suoi che lo attendevano speranzosi, anche quest'anno come ogni anno ha esclamato:
<< Due ore in fila al freddo e pe' miracolo ho acchiappato l'ultimo pezzo! L'anno prossimo ci andate voi la mattina della vigilia a fa' ddoje ore 'e fila si vi voliti mangia' pe' forza 'o cassatone 'e De Pascale!>>