Quella di oggi è la storia di un vignaiolo che crede nell'importanza sociale e politica del vino e dei prodotti della terra. Una concezione che contrasta il modello liberista, nemico della ruralità, ma che esalta un modello di sviluppo alternativo più a dimensione d'uomo in cui la frenetica dimensione urbana si riallaccia con quella agricola, lenta e saggia.
Stiamo parlando di Corrado Dottori, vignaiolo psichedelico (come si definisce nel suo blog), laureato in Economia politica e autore del libro "Non è il vino dell'enologo - Lessico di un vignaiolo che dissente" (Roma, Deriveapprodi, 2012, pp132), che vive e lavora a Cupramontana (AN). E, guarda a caso, proprio oggi abbiamo ordinato il suo libro.
Abbiamo visionato molti post del suo interessantissimo blog e condividiamo in gran parte le sue dignitose teorie e in maniera particolare la parte riguardante la critica nei confronti dell'assoluta perfezione del vino; infatti, pure noi, riteniamo che conservare i "difetti" valorizzi i tratti caratteristici di un vino e lo renda più sincero.
Per non tradire le sue convinzioni di vignaiolo di resistenza e indipendente, Corrado pratica una coltivazione del suo Verdicchio secondo un rigido metodo biologico raccogliendo tutti quei sapori e aromi che contraddistinguono il territorio dei colli di Cupramontana e mettendo in risalto la mineralità e la sapidità.
In attesa del libro, chiudiamo la prima puntata del "Vignaiolo di resistenza".