Viking 12b069 - Chryse Planitia
"Courtesy NASA " processing 2di7 & titanio44
Il Viking 1 fu la prima delle due sonde gemelle delle missioni Viking a raggiungere Marte: si inserì nell’orbita marziana il 19 giugno 1976 dopo 304 giorni di giorni di viaggio verso il Pianeta Rosso.
La strumentazione della Viking 1 era sostanzialmente analoga a quella della Viking 2 descritta nel post "Gli scoop del 1976 del Viking 2 Lander", la scorsa settimana.
Il lander aveva una struttura esagonale, sostenuta da tre supporti collegati ai lati più corti; la produzione di energia era assicurata da due generatori termici a radioisotopi contenenti plutonio-238; disponeva di 12 ugelli per la fuoriuscita di idrazina per assicurare l’assetto in fase di discesa.
La strumentazione scientifica aveva sempre lo scopo di studiare la biologia marziana, la composizione chimica (organica ed inorganica), la meteorologia, la sismologia, le proprietà magnetiche, l'aspetto e le proprietà fisiche della superficie marziana e l'atmosfera: un braccio robotico con paletta per la raccolta di campioni di suolo marziano; un antenna metereologica con sensori per la temperatura, velocità e direzione del vento; un sismometro; un magnete e dei laboratori interni di analisi con un gascromatografo-spettrometro di massa e spettrometro a fluorescenza a raggi X.
Il lander Viking 1 fu la prima sonda a fotografare le velate nuvole marziane dalla superficie del pianeta.
L’immagine in apertura è stata scattata poco più di un mese dopo l’atterraggio dalla Camera 2 il 30 agosto del 1976 e riprende la pianura chiamata Chryse Planitia.
Queste prime nuvole immortalate dal Viking 1 lander hanno fatto discutere, tanto da essere state classificate in un primo momento come un difetto delle immagini.
Le foto catturate con i filtri rosso (da 550 a 700 nanometri), verde (da 500 a 600 nanometri) e blue (da 350 a 530 nanometri), che compongono l’immagine a colori definitiva, sono state scattate con un’operazione durata complessivamente 10 minuti e 33 secondi. Nel mosaico che segue è evidente lo spostamento delle nuvole in quest’arco temporale.
Viking 12b069 detail - Chryse Planitia
"Courtesy NASA " processing 2di7 & titanio44
Tempeste di sabbia e nuvole erano state già osservate dalle missioni Mariner ma è il Viking 1 orbiter a vantare il primo vasto repertorio di sistemi nuvolosi e foschie in catalogo.
L'orbiter stesso riprese, qualche giorno prima dell’atterraggio del lander Viking 1, una vasta zona nuvolosa proprio su Chryse Planitia. La nube fotografata con diversi filtri era probabilmente composta da polveri in sospensione ma soprattutto da condensa, risultando particolarmente luminosa con il filtro viola (da 350 a 470 nanometri). (rif. http://history.nasa.gov/SP-441/ch12.htmViking 11b045)
Viking 11b045 - 25 agosto 1976 camera 1
"Courtesy NASA " processing 2di7 & titanio44
Sull’origine delle nuvole marziane c’è sempre stato un gran dibattito, soprattutto circa la loro composizione.
Se da una parte, è l’anidride carbonica a prevalere, dando origine anche a fenomeni atmosferici molti simili a quelli terrestri, come le nevicate riprese in diverse occasioni e recentemente confermate anche dai dati della sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), si può ipotizzare comunque che, in circostanze particolari e locali, possa crearsi anche un vero e proprio breve "ciclo dell’acqua".
Le sonde Viking rilevarono piccoli quantitativi di vapore acqueo nell’atmosfera marziana, tuttavia potrebbe accadere che vicino alla superficie, sia per le caratteristiche del suolo che potrebbe essere in grado, attraverso i sali in esso contenuti, di risucchiare umidità dall’atmosfera e sia per reazioni fotochimiche dovute agli UV che su Marte dovrebbero avere un ruolo alquanto significativo, si formino nelle depressioni e nei crateri delle vere e proprie foschie e nebbie.
Situazioni di questo tipo sono state ampiamente documentate dalle immagini orbitali HiRISE della sonda NASA MRO e dalla sonda ESA Mars Express, in particolare nel sistema di valli della Valles Marineris. Forse, in parte, è il fenomeno che stiamo osservando nel cratere Gale dalle foto di Curiosity, dove il paesaggio in lontananza sembra essere ovattato da una consistente foschia.