Vikings - stagione due (2014)

Creato il 12 maggio 2014 da Silente

Canada/Irlanda, 10 episodi, 45 min. cad.Showrunner: Michael HirstNetwork: History Channel
Al di là della splendida atmosfera che equilibrava con gran gusto passaggi mitologici e cruda storicità, due erano gli elementi goduriosi di una serie inattesa come Vikings: le battaglie e i personaggi. Ottime le prime, che garantivano quella grezza filosofia con cui al nemico è meglio prima prenderlo a mazzate e poi parlarci assieme. Strepitosi i secondi, da soli portavano avanti la trama con una personalità metallica ferocissima e solenne, spaccavano la scena con una personalità imponente che di fatto esaltava singole figure e le poneva una di fronte all'altra in un gioco di sguardi e caratteri di grande impatto. E se ci pensate bene, è proprio il carisma dei personaggi quel fattore necessario per rendere una serie tale, al di là della trama, orrizontale o verticale che si voglia, e al di là di una struttura che sappia funzionare on and on di puntata in puntata, senza dei protagonisti dotati di spirito una serie tv non può funzionare, crolla presto e miseramente priva di quei pilastri che la possano sostenere.
Quest'anno quindi Michael Hirst è tornato alla carica con un copione che ha tutto quello che si può desiderare per essere più rispettosi di Odino e poter ascendere fieri al Valhalla: più personaggi e più battaglie. History Channel gli ha anche aggiunto un episodio, ora sono dieci rispetto ai nove dell'anno scorso, ma alle cose in più, si sa, devono corrispondere dei meno, è qualcosa che appartiene alla fisica e non so spiegare ma nel cinema e in tv succede puntualmente e non si può sottrarsi a tale legge. I meno a cui deve soccombere Vikings sono infatti i dialoghi, già snelli ma quanto meno essenziali l'anno scorso, adesso appaiono purtroppo poco consistenti, tanto sbrigativi da togliere saltuariamente pathos e sostanza agli eventi narrati. Bisogna anche dire che Hirst un po' se la cerca, la storia segue un arco lunghissimo, che dura più di cinque anni, e se si possono accettare lunghi salti temporali che l'esigenza televisiva accorcia brutalmente (gli infiniti viaggi tra le coste britanniche e quelle scandinave), è più difficile che Thor approvi drastici cambi di fazione, discorsi per incitare gli uomini alla battaglia, litigi burrascosi e addirittura guerre interne con dialoghi non più lunghi di qualche parola, botta e risposta aspri e rapidissimi che servono giusto a spiegare quello che è successo o a presentare quello che succederà e che non permettono di ricreare con il giusto rigore quell'atmosfera di medievale durezza.
E' un peccato, Hirst aveva dato prova di saper adoperare bene la penna, ma la prima stagione era più condensata, la storia seguiva una schema ben più lineare e semplice e quando partiva per quella famosa tangente psichedelica e delirante gli episodi era costruiti appositamente per giustificarla. Adesso invece abbiamo triplici intrighi interni, con quello che vuole ammazzare quell'altro senza sapere di essere a sua volta nel mirino di un altro ancora, complessi giochi politici con tre regni in lotta per il controllo della Britannia, svariati inganni per la conquista del potere vichingo con alleanze che si creano e si disfano come fossero capricci, senza contare i vari impicci amorosi che a loro volta si vestono da complotti intricati dove lei gliela dà a lui per poter garantire a qualcun altro dei privilegi. Lo scenario è quindi molto più sofisticato e stratificato, e se in passato l'invasione inglese era giustamente avvolta nella nebbia e poco si diceva di quel mondo ai nostri alieno, adesso tutto entra a far parte del progetto di Hirst, che deve giocoforza tenere sotto controllo un milione di personaggi alle prese con tante sottotrame, in un insieme comunque sempre affascinante che ben si destreggia tra colpi di scena e cliffhanger vari per tenere sempre tutti svegli.
Ma un mezzo sospetto per il vero funzionamento della serie tocca quindi farlo, e infatti i protagonisti rimangono ineccepibili, grandiosi e colmi di lirismo nordico come gli Amon Amarth da anni ci insegnano. Vogliamo parlare di Ragnar? Protagonista mondiale, non solo appare come una figura di un carisma sconvolgente, ma Travis Fimmel lo ha caratterizzato in maniera così personale e intrigante da portare a fare il tifo per lui per un'occhiata, per un sorriso storto, per un sopracciglio alzato. Ragnar è un pazzo totale tenuto insieme da un controllo e un ordine fuori dal comune, sa essere grottesco e simpaticamente fuori luogo (quando propone a Lagertha di avere una seconda moglie, le occhiate che sfoggia, i saltelli o i comportamenti stupidi) ma anche e soprattutto un guerriero fiero e imbattibile, così sicuro di sé da rimanere impalliditi (gli scontri con lo jarl Borg, o anche solo l'urlo nel finale di stagione, impressionante).
Altissimi anche gli altri, Floki primeggia su tutti con quella camminata da pupazzo e quell'atteggiamento ubriaco e sospettoso, mentre ancora una volta Lagertha sovrasta la comunque gran femminilità generale con una caratterizzazione colossale, una vera donna di ferro alla quale Katheryn Winnick dona fascino infinito e forza implacabile. Nell'ampliamento delle battaglie, molto più lunghe, numerose e sanguinarie, la giostra dei personaggi gira a meraviglia con atti di eroismo e tradimento di cui Quorthon canterebbe solennemente, dando uno spazio molto significativo ai non-antagonisti, da Borg a Re Ecbert, passando naturalmente per Re Horik, per i quali è facile provare odio televisivo ma anche strano rispetto per atteggiamenti e filosofia.
Okay, è un'ottima seconda serie, è sicuramente più grossa della prima e scatena spesso fulmini e tuoni -  chiaro però che con una maggior semplicità ci sarebbe stato più spazio per dare quella naturale completezza ai personaggi, che per fortuna rimangono sempre stratosferici e immensi anche se la linea di dialogo più complessa che dicono è qualcosa tipo "Botte agli inglesi!" o giù di lì. Che non sarebbe un male, per carità, se Vikings fosse solo una serie di botte e hymns to the gods, ma per questo, non so, magari aspettiamo un qualche spin off.

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