Quando hanno cominciato ad accompagnarmi i fumetti erano solo fumetti. Non si parlava di graphic novel - nessuno si sarebbe mai immaginato un giorno qualcosa tipo Maus di Art Spiegelman - solo annusare odore di letteratura in quelle strisce sapeva di eresia.
Eppure quanto ci stava regalando Charles Shultz era cosa che solo i grandi scrittori.... perché ci stava offrendo il sentimento del tempo, con le sue speranze e le sue inquietudini. C'eravamo tutti noi, in quelle strisce.
Gli anniversari in genere servono a poco, se non a ricapitolare il senso di un'appartenenza, o di un'influenza, o di una consuetudine. Ho pensato a tutto questo, negli ultimi giorni. E non so dirlo meglio di come abbia fatto, benissimo, Michele Serra:
Può darsi che questa "eternità" dei Peanuts consoli soprattutto chi li ha incontrati a dodici anni, molto molto tempo fa, ed è felice di ritrovare intatti, non i cocci, almeno alcuni dei segni di infanzia. Ma può darsi, anche, che l'eleganza intellettuale, il pudore, l'acuta leggerezza di Shulz parlino a chi li legge ora, ed è ragazzo ora, e avendo palloni da calciare, e ragazzine dai capelli rossi da fare innamorare, trova nei Peanuts non una consolazione, ma un'istigazione alla libertà di vivere.
Quanto a me sarò ancora a fianco di Linus nelle sue battaglie con il Barone Rosso. E ancora spererò nell'amore della ragazzina dai capelli rossi - l'equivalente nostrano della ragazzina del primo banco. Ancora farò il tifo per la più disastrata squadra di baseball.
Sono convinto che prima o poi una partita la vincerà. Pensate, con Charlie Brown in campo.
Ps: vi ricordo che anche Linus compie 45 anni, lo fa pubblicando le strisce del primo anno dei Peanuts. Da non perdere...